di Claudio De Carli
Non stiamo qui a raccontarcela, magari qualcuno aveva già sentito parlare di Sukarno, o di Timor Est, oppure gli era venuto qualche fastidio quando ha saputo dell'attentato suicida contro i turisti a Bali. Ma l'Indonesia non sapeva proprio dove collocarla...Indoche?
Giusto per fare i sapientini è lo stato-arcipelago più grande del mondo, 17.508 isole di cui diecimila disabitate, 238 milioni di indonesiani, quarto Paese più popoloso della terra dove il 30 maggio di 43 anni fa, assieme a qualche altro migliaio di marmocchi, è nato anche Erick Thohir, spalle coperte da papà Teddy. Il babbo ha mani ovunque e 125mila dipendenti, automobili, ristoranti, miniere, agricoltura, informatica, altro, tutto, lo scorso anno 1,38 miliardi di utile e un sorriso stampato perchè la vita è bella e magari andrà ancora meglio se il suo figliolo più piccolo sfonderà anche in Europa. Erick il 15 novembre è diventato il presidente dell'Inter mentre qualche milione di tifosi si toccava. Su un blog un interista ha fatto outing: «Non so quasi niente, come tutti del resto, di Erick Thohir. Ne seguo i primi passi in Italia con grande curiosità, osservo le sue reazioni, cerco di dare un peso alle sue parole. Vincerà?»
Dopo la beffa cinese è spuntato lui e gli interisti hanno chiesto a Moratti: «Presidente, magari ci voleva una sterzata, ma c'era bisogno di andare a farla in Indonesia?». Centosessantaduesima nell'ultima classifica ranking stilata dalla Fifa, subito dopo St Lucia e davanti al Laos, ma per scrivere di ippica, diceva un sommo del mestiere, non occorre essere un cavallo. E qualcosa comunque ha già fatto nel mondo dello sport, per esempio ha assunto i due sollevatori di peso che a Londra sono andati a medaglie, ha la maggioranza nei D.C. United di soccer, sta diventando presidente del Persib Bandung di cui prima era solo azionista, è presidente della federbasket indonesiana e coproprietario di due squadre, il Satria Muda BritAma di Jacarta e l'Indonesia Warriors, nel 2012 è stato vicepresidente del suo comitato olimpico e capo spedizione. Moratti se l'è studiato a fondo per circa sei mesi mentre all'esterno risultava solo che stesse cercando un partner per tirare in piedi uno stadio e farci giocare l'Inter.
Poi un bel giorno è spuntato l'indonesiano e noi non siamo stati esattamente irreprensibili, Giacartone l'ha capita al volo, magari la battuta di un milanista non l'ha fatto sorridere: «Se Berlusconi è rimasto senza soldi, venda il Milan. Ma non a un indonesiano». Altri gli hanno messo fretta per lo stadio, Valentino Rossi gli ha chiesto Messi o, eventualmente non fosse possibile, Cristiano Ronaldo. Chissà il signor Erick che idea invece si è fatto di noi.
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