Catanese di nascita, milanese dadozione. Interista di fede, siciliano di tempra. Quando non erano alleati politici, Umberto Bossi lo criticò in diretta tv per il suo modo di pronunciare la parola «Milano», storpiata in «Malano», alla sicula. Eppure Ignazio La Russa, oggi ministro della Difesa, ha fatto (e fa) moltissimo per la città, senza comunque dimenticare le sue origini catanesi.
Ministro, stasera si gioca Inter-Catania. Quasi un derby per lei...
«Già. Me la caverò tifando per la squadra che gioca in casa e cioè lInter. Anche perché mio fratello, siciliano come me e con simpatie milaniste, sosterrà il Catania. Poi, se nella gara di ritorno i nerazzurri non avranno eccessivo bisogno di punti, potrei concedermi anche uninversione di rotta. Il Catania è ovviamente la mia seconda squadra».
Un suo derby personale senza però tifosi in arrivo dalla Sicilia, grazie al divieto posto dal ministero degli Interni...
«Ho parlato con Maroni dopo che aveva già deciso di vietare la trasferta ai tifosi del Catania. Non mi sembrava corretto interferire prima nel suo lavoro. Anche se...».
Anche se?
«Anche se francamente non capisco i motivi della sua scelta. Le tifoserie di Inter e Catania sono quasi gemellate. Non è una partita a rischio, non esiste alcun pericolo di scontri. Probabilmente il ministro è stato mal informato, come ha già detto mio fratello Romano. Bisogna capirlo Maroni: il suo è un compito arduo. E può pure sfuggirgli qualcosa».
Lei è daccordo con la tolleranza zero, promessa da Maroni, nei confronti degli ultrà?
«Assolutamente. Maroni ha ragione sulla linea da seguire per la sicurezza negli stadi. Lunico errore lo ha fatto considerando a rischio una partita che invece non lo è affatto».
Così il Catania non avrà tifosi a San Siro. Non le spiace un po?
«Non è che sia così drammatico. E poi credo che di catanesi allo stadio ce ne saranno ugualmente moltissimi. Milano è piena della mia gente. Io conosco almeno dieci amici siciliani residenti al nord che stasera saranno allo stadio con la bandiera rosso-azzurra».
Sulla panchina della squadra siciliana ci sarà Zenga. Un suo amico, vero?
«Walter ha fatto la storia dellInter e ora allena il club della mia città. Non può non essere un mio amico. Spero che un giorno riesca ad allenare i nerazzurri, magari fra qualche anno, dopo che Mourinho ci avrà fatto vincere tutto. Comunque vada, andrò a salutarlo alla fine dellincontro».
Quindi andrà alla partita?
«Certo. Lanno scorso ci portai mio figlio piccolo e il mio nipotino: uno con la maglietta dellInter, laltro con quella del Catania. E se segnerà lInter sarò felice, ma non esulterò per rispetto della mia Catania».
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