Un "buco nero" per proteggere i droni Usa nella guerra elettronica

Il nuovo sistema per la Ew montato sui droni Reaper Mq-9 gli consentirà di non essere rilevabili mentre conducono le loro missioni di sorveglianza e acquisizione bersagli.

Drone MQ-9A "Reaper"
Drone MQ-9A "Reaper"
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Per rendere invisibile la sua flotta di droni Mq-9 Reaper in un conflitto convenzionale con avversari di pari livello come la Cina e la Russia, il Corpo dei Marines degli Stati Uniti hanno richiesto la progettazione un particolare sistema per la Guerra elettronica che proteggerà gli Uav più rodati in combattimento dai sensori nemici e dai radar che potrebbero tracciarlo e contribuirà a supportare le unità amiche in ogni spazio aereo.

Un buco nero impercettibile

Una volta agganciato al pod alare di un drone Reaper questo diventa "Un buco nero per lo più impercettibile", affermano i vertici del Corpo del Marines che hanno presentato il progetto. Questa capsula sviluppata per ovviare alle sfide a alle minacce della Guerra Elettronica (Ew) “può imitare le cose che gli vengono inviate e che rileva, girarlo e rimandarlo indietro”, ha affermato il comandante del Corpo dei Marines che fanno largo impiego di prima linea di questo rodato Uav.

Il "Reaper", sviluppato dalla General Atomics e originariamente conosciuto con il nome di Predator B, è di fatto il primo drone impiegato per missioni hunter-killer. Progettato per la sorveglianza a lunga autonomia e a elevate altitudini, è schierato in campo dall'inizio della lotta al terrorismo in Medio Oriente. Nel corso negli anni l'Uav ha ricevuto una serie di aggiornamenti, da quando era impiagato principalmente dalla Cia, e serve diverse forze aeree della Nato, compresa la nostra Aeronautica Militare.

Un sistema sviluppato per cieli "non permissivi"

Il questo modo lo speciale pod chiamato tecnicamente "Reaper Defense Electronic Support System / Scalable Open Architecture Reconnaissance", ma già noto come "buco nero" darà ai droni Mq-9 Reaper, e possiamo supporre anche ai suoi "colleghi", la reale "capacità di scomparire dal radar nemico". Per ragioni di sicurezza, essendo questo dispositivo ancora "classificato" come top-secret, non sono state fornite mote informazioni ulteriori. Basti sapere che attualmente rilevare le emissioni radar di un velivolo nemico e inviare "falsi segnali al ricevitore" è un aspetto "fondamentale della guerra elettronica".

Secondo quanto rivelato da General Atomics, produttrice del pod in questione e dei droni che lo impiegheranno, "si tratta di un carico utile Electronic Support Measure passivo ad ampio spettro, progettato per raccogliere e geolocalizzare segnali di interesse da distanze di stallo". Ciò dovrebbe consentire a questi droni la possibilità di raccogliere dati e informazioni d'intelligence anche in spazi aerei di battaglia e di "sopravvivere".

Quando i droni di questo tipo, Medium Altitude Long Endurance, operati dalla Cia in spazi aerei permissivi come quelli di Afghanistan, Iraq, Siria, Somalia, Mar Rosso il problema di essere "rilevati" da un radar nemico non si è mai presentato. E anche se nel confronto con i ribelli Houthi dello Yemen sono andati perduti almeno quattro droni (tre solo a maggio), la minaccia per questo tipo di piattaforma condotto in remoto non è mai stata considerata rilevante. Molto diverso sarebbe invece se questo tipo di arma dovesse essere impiegata, come supporto nella guerra elettronica, contro un avversario dotato di sistemi di difesa sofisticati. Un avversario di pari livello tecnologico come la Cina, ad esempio. Una nota interessante è che il pod, classificato con il lungo acronimo di Rdess/Soar, è stato "inizialmente testato dall'Aeronautica Militare nel 2021".

Capacità di guerra elettronica nel presente e nel futuro

I droni Mq-9 Reaper, e i più moderni Rq-4 Global Hawk, si rivelerebbero estremamente vulnerabili in un conflitto convenzionale con un avversario dotato di armi sofisticate, per questo potrebbero essere facilmente intercettati e abbattuti.

Ciò verrebbe quanto meno complicato attraverso l'impiego del "buco nero" che consentirà ai Marins, pesantemente limitati nella capacità di attacco elettronico" dopo il ritiro del memorabili aereo Prowler Ea-6B, di contribuire a colmare i gap che sistemi per la guerra elettronica installati sugli F-35 non possono coprire da soli.

Almeno in attesa dello schieramento dei sistemi in via di sviluppo come i nuovi droni con capacità stealth Xq-58 Valkyrie e le altre piattaforme analoghe che punteranno alla cosiddetta "open-architecture" dei sistemi militari. Un concetto di versatilità che prevede più impieghi che comprenderanno anche il supporto nella guerra elettronica.

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