Nel caso di un'escalation, il Venezuela sarebbe in grado di difendere il suo spazio aereo dai caccia stealth che gli americani hanno deciso di schierare a Porto Rico per impressionare il governo di Caracas. Lo schieramento di una squadriglia di caccia F-35 in concomitanza con le crescenti tensioni nei Caraibi ha spinto gli analisti a interrogarsi sulle capacità e l'attuale stato delle difese aeree del Venezuela. Nel caso di un'incursione aerea statunitense, gli intercettori e il miscuglio di sistemi di difesa aerea venezuelani rappresenterebbero una minaccia per i Joint Strike Fighter di 5ª generazione?
Dopo la notizia dello schieramento di dieci caccia F-35B del Corpo dei Marines presso l'ex base navale di Roosevelt Roads, a Porto Rico, e l'avvistamento al largo delle coste di Trinidad e Tobago di una formazione di elicotteri d'assalto Black Bird e Black Hawk del 160° Soar, l'unità speciale nota per accompagnare gli incursori dei Seal e della Delta Force nelle operazioni più delicate, coadiuvati proprio dalla nave comando per operazioni speciali Mv Ocean Trader, anch'essa avvistata nel Mar dei Caraibi, il quadro sembra chiaro: Washington sta facendo pressione sul governo di Caracas, e l'idea che "oltre all'impegno antidroga" alcuni funzionari statunitensi stiano spingendo l'amministrazione Trump a considerare un piano per estromettere il presidente venezuelano Nicolás Maduro, non è una semplice astrazione.
L'ipotesi che il Pentagono intenda lanciare operazioni militari atte a contrastare i cartelli della droga "nell'entroterra del territorio venezuelano" - senza il consenso del governo di Caracas - sta diventando un'ipotesi concreta; per questo gli osservatori iniziano a guardare con interesse alle capacità difensive che il Venezuela potrebbe opporre a qualsiasi tipo di incursione.
Dopo aver "tracciato" i caccia statunitensi in fase di dispiegamento, il Venezuela ha iniziato a schierare dei sistemi missilistici terra-aria mobili "in risposta alle attività militari statunitensi" che sono in evidente aumento nel Mar dei Caraibi, dove attualmente incrociano tre cacciatorpediniere, un incrociatore, un sottomarino d'attacco classe Los Angeles, una nave da combattimento litoranea, e ben tre navi d'assalto anfibie della classe Wasp.
Come riporta la minuziosa analisi condotta da The War Zone, al centro della capacità di "interrompere o compromettere" qualsiasi operazione aerea statunitense diretta contro il Venezuela o comunque all'interno del suo spazio aereo, c'è un eterogeneo schieramento di sistemi di difesa aerea che va dal sistema missilistico a lungo raggio S-300VM di fabbricazione russa acquisiti durante la presidenza di Hugo Chávez, capace di ingaggiare un bersaglio fino a 200 chilometri di distanza, ai vecchi sistemi terra-aria a media quota Sa-3 Goa di epoca sovietica, passando per l'efficace sistema terra-aria a medio raggio SA-17 Grizzly.
Quest'ultimo si è recentemente confermato estremamente "insidioso" per gli aerei da combattimento coinvolti nel conflitto ucraino. Ai sistemi antiaerei si aggiunge un certo numero di caccia di fabbricazione russa Sukhoi Su-30 "Flanker" e vecchi caccia di fabbricazione statunitense F-16.
Secondo gli esperti, ciò che rende particolarmente pericolosi questi sistemi missilistici è la loro mobilità. Le batterie possono comparire "all'improvviso e in prossimità ravvicinata", rendendole una minaccia significativa per tutti gli aerei da combattimento e gli elicotteri d'assalto o da trasporto tattico, anche più avanzati.
Compresi gli F-35, ai quali ci si attende che verrebbe affidato il compito di penetrare lo spazio aereo potenzialmente ostile di una potenza con un sistema di difesa convenzionale, o comunque impiegare armi stand-off indirizzate contro obiettivi prefissati in quella che assumerebbe tutto l'aspetto di un "conflitto armato non internazionale" che, fino a prova contraria, si pone come avversario il traffico di droga che attraversa il territorio del Venezuela, non il Venezuela.