La tensione in Asia orientale non accenna a diminuire. Dopo la crisi diplomatica tra Repubblica Popolare Cinese (Rpc) e Giappone apertasi ai primi di novembre quando il primo ministro nipponico, Sanae Takaichi ha dichiarato che un ipotetico attacco cinese a Taiwan, governata democraticamente, potrebbe innescare una risposta militare da parte di Tokyo, Pechino alza il tiro e prende di mira anche la Corea del Sud.
Nella giornata di martedì, bombardieri russi e cinesi hanno effettuato un pattugliamento congiunto, sorvolando il Mar Cinese Orientale e il Pacifico Occidentale, spingendo Seul e Tokyo a far decollare i loro caccia per monitorare i voli.
In particolare, verso le 10:00 ora locale, sette aerei militari russi e due cinesi sono entrati nella Adiz (Air Defense Identification Zone) sudcoreana sopra il Mar del Giappone, come ha dichiarato lo stato maggiore di Seul in un comunicato stampa. Non si è verificata alcuna violazione dello spazio aereo, si legge nella dichiarazione ufficiale, specificando che “i nostri militari hanno identificato gli aerei militari cinesi e russi prima del loro ingresso nella Kadiz (Korean Adiz) e hanno schierato caccia dell'aeronautica per attuare misure tattiche in preparazione a qualsiasi evenienza”.
Il volo di pattugliamento congiunto ha coinvolto due bombardieri strategici russi Tu-95, due bombardieri cinesi H-6 e una scorta di caccia composta da J-16 cinesi e Su-30 russi. I caccia di scorta sono stati notati essere armati.
Tali voli sono diventati una caratteristica ricorrente intorno all'arcipelago giapponese (quasi quotidiana), mentre sono meno frequenti vicino alla penisola coreana, soprattutto intorno alle sue coste orientali e occidentali. Dal 2019, Cina e Russia hanno condotto operazioni aeree congiunte o coordinate che entrano nella Adiz una o due volte all'anno, in genere senza preavviso alla Corea del Sud, mentre l'ultima azione registrata simile a quella avvenuta martedì risale al novembre 2024, quando 11 aerei militari cinesi e russi sono entrati insieme nella zona in direzione degli isolotti di Dokdo, al largo della costa orientale della Corea del Sud. Attività aeree a lungo raggio cinesi e russe coordinate sono state osservate anche in altre regioni, come nei pressi della Alaska Air Defense Identification Zone. Nel caso più recente, del luglio 2024, aerei da caccia statunitensi e canadesi allertati dal Norad (North American Aerospace Defense command) hanno intercettato aerei militari cinesi e russi operanti all'interno della Adiz dell'Alaska.
Contemporaneamente, la Plan (People's Liberation Army Navy), la marina cinese, ha avviato due operazioni distinte che impiegano rispettivamente il gruppo d'attacco portaerei incentrato su nave “Liaoning” in navigazione 280 miglia a est dell'isola Kita Daito (nel Mar delle Filippine) e un gruppo d'assalto anfibio composto da un'unità di classe Yushen, un cacciatorpediniere, una fregata e una nave da rifornimento d'altura, che sta operando sempre nello stesso specchio marittimo ma a 500 miglia nautiche a nord di Palau, con rotta sud. Il gruppo portaerei “Liaoning” è lo stesso coinvolto in un altro incidente, ben più grave: il 6 dicembre i caccia cinesi imbarcati hanno agganciato col radar di fuoco i caccia nipponici F-15 decollati per sorvegliare l'attività aeronavale cinese, provocando una dura risposta di Tokyo. Si tratta di una grave violazione delle procedure standard di intercettazione, codificate internazionalmente, ed è considerato universalmente un atto aggressivo.
L'attività di penetrazione nell'Adiz sudcoreana, sebbene non rappresenti un unicum nel registro storico degli ultimi anni, è comunque indicativa sia della continuazione dell'impegno congiunto russo-cinese, sia della maggiore aggressività cinese in un momento storico in cui gli Stati Uniti sono alle prese con il ridimensionamento dei loro rapporti transatlantici nel tentativo frettoloso di chiudere la questione ucraina e potersi concentrare sul contenimento della Rpc. La più attiva risposta nipponica alle continue provocazioni cinesi, che ha portato alla crisi diplomatica di novembre, non è quindi da intendersi come un'aggressività militarista di ritorno.
L'alleato statunitense che invece consiglia a Tokyo di moderare i toni con la Repubblica Popolare, è cosciente che in questo momento non è pronto a un confronto diretto, o comunque a un impegno di sostegno degli alleati, e pertanto cerca di calmierare la situazione finché non lo sarà.