Il Dragone in mare fa paura: e ora gli Usa ordinano il riarmo della marina

Una sottocommissione del Congresso Usa ha evidenziato come la Marina statunitense non si stia muovendo abbastanza velocemente per risolvere alcuni problemi logistici nel Pacifico

Il Dragone in mare fa paura: e ora gli Usa ordinano il riarmo della marina
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Le tensioni tra Stati Uniti e Cina sono sempre più aspre, e il conseguente rischio di un conflitto nel Pacifico è un evento plausibile che minaccia la stabilità mondiale. A questo proposito da Washington continuano ad arrivare segnali d’allarme per il contingente militare dislocato nella regione, non adeguato – o meglio: non aggiornato - a fronteggiare in loco un rivale del calibro di Pechino. Non è un caso che una sottocommissione del Congresso Usa abbia evidenziato come la Marina statunitense non si starebbe muovendo abbastanza velocemente per rendere efficiente l'invio delle munizioni alle proprie navi in mare. Una falla, questa, che si aggiunge all’ombra rappresentata dalla Forza missilistica dell’esercito cinese.

Il problema della Marina Usa

Non stiamo parlando di un problema inedito, visto che la necessità di rifornire rapidamente le navi da guerra è emersa in tutta chiarezza nel Mar Rosso, dove nei mesi scorsi i cacciatorpediniere classe Arleigh Burke hanno lanciato più di 100 missili terra-aria per respingere droni e missili Houthi. Ebbene, una necessità del genere sarebbe molto più pronunciata in uno scontro su larga scala sulla Cina nell’Indo-Pacifico, e cioè in uno spazio di battaglia vasto e conteso.

Come ha spiegato il sito The War Zone, il comitato del Congresso Usa è così preoccupato per la questione da aver ordinato al Comptroller General degli Stati Uniti "di valutare gli sforzi della Marina per sviluppare una capacità di riarmo in mare". La revisione, scendendo nei dettagli, dovrebbe riguardare gli sforzi attuali e i piani futuri della Marina per sviluppare questa capacità, nonché l’adozione di tecnologie adeguate per risolvere il problema.

Un portavoce della Marina ha fatto presente che il servizio marittimo e i suoi partner industriali sono "attualmente impegnati nello sviluppo, nella dimostrazione e nel test di varie opzioni di ricarica di spedizione fino al 2024".

La Cina stringe i muscoli

La necessità da parte degli Usa di mantenere le navi della Marina armate in battaglia sarà esponenzialmente più difficile in caso di qualsiasi confronto con la Cina rispetto alle recenti battaglie ingaggiate contro gli Houthi. Le armi cinesi sono infatti molto più numerose, diversificate, di vasta portata e sofisticate di quelle possedute dai ribelli yemeniti, il che potrebbe richiedere azioni difensive massicce e prolungate per tenere a bada il Dragone. Come se non bastasse, anche il numero di potenziali obiettivi da attaccare è drasticamente più grande di qualsiasi cosa gli Stati Uniti abbiano affrontato dalla fine della Guerra Fredda.

Secondo i dati forniti dalla Marina, nell'anno fiscale 2023 sarebbero stati stanziati 3,9 milioni di dollari in fondi di ricerca, test, sviluppo e valutazione (RDT&E) per il cosiddetto sistema modulare di meccanismo di riarmo trasportabile (TRAM) e altri 12,4 dollari milioni accantonati per l’anno fiscale 2024. Il TRAM, così come esiste attualmente, è progettato per essere utilizzato insieme alle navi di rifornimento in mare della Marina esistenti e sarà in grado di ricaricare le celle del sistema di lancio verticale (VLS) sulle navi di superficie fino allo stato del mare 5 (condizioni che coinvolgono venti moderati tra 17 e 21 nodi e onde moderate tra sei e otto piedi).

In ogni caso, le celle VLS potrebbero rimanere a secco e alla Marina Usa potrebbero servire lunghi viaggi in vari porti dislocati nella regione per ricaricare

le navi. Anche questi porti potrebbero essere messi a rischio, complicando ulteriormente tali operazioni. La vastità del Pacifico, infine, aggrava ancor di più le sfide logistiche in una regione infuocata.

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