Nel pieno della nuova corsa agli armamenti tra Stati Uniti e Cina, Washington ha deciso di puntare fortissimo sui droni intelligenti per recuperare terreno sul rivale. Anduril Industries, la start-up fondata da Palmer Luckey, ha presentato il suo YFQ-44A, un velivolo semi-autonomo pensato per affiancare i caccia F-35 e F-22 nelle missioni di combattimento. Il progetto rientra nel programma “Collaborative Combat Aircraft” (CCA), che mira a creare flotte miste di droni e aerei pilotati, capaci di operare in modo coordinato e ridurre i rischi per i piloti. Cosa sappiamo della mossa degli Usa.
I limiti dei droni di Anduril
Secondo Asia Times la nuova generazione di droni non basterà a colmare il crescente divario con la forza aerea cinese, sempre più moderna, numerosa e integrata nei sistemi di difesa del Paese. Il motivo è presto detto: la US Air Force soffre di un problema strutturale di dimensioni ben maggiori. Oggi può contare su circa 1.270 caccia operativi, contro un fabbisogno stimato in oltre 1.500. Durante la Guerra Fredda, le squadriglie erano più del doppio. Il ritmo di produzione dei nuovi aerei è per giunta troppo lento, e la prospettiva di rimpiazzare le perdite in un eventuale conflitto ad alta intensità appare irrealistica.
In questo contesto, i droni CCA dovrebbero agire come “moltiplicatori di forza”, ma la tecnologia non è ancora matura: problemi di autonomia decisionale, sicurezza delle comunicazioni e affidabilità dell’intelligenza artificiale continuano a rappresentare un limite. Inoltre, i droni progettati per missioni specifiche – come ricognizione o attacco rapido – non possono sostituire del tutto i caccia pilotati nelle operazioni più complesse. Alcuni analisti temono che l’innovazione tecnologica da sola non possa compensare la carenza di mezzi e piloti. La superiorità aerea, sottolineano infatti gli esperti, non dipende solo dai gadget digitali, ma da un ecosistema integrato fatto di numeri, addestramento, logistica e capacità industriale.
Una strategia rischiosa
L'aeronautica militare statunitense punta a schierare almeno 1.000 CCA entro la fine del decennio, muovendosi rapidamente per sviluppare tattiche di collaborazione e concetti di integrazione presso le basi aeree di Edwards e Nellis come parte del suo sforzo di dominio aereo di nuova generazione.
Il programma CCA arriva poi in un momento in cui gli Usa potrebbero trovarsi ad affrontare una grave carenza di caccia, e aumentare la produzione di velivoli simili diventa un'opzione sempre più impraticabile per colmare il divario con la Cina. Per fare un esempio, un F-35 costa 81 milioni di dollari nel 2025, mentre si stima che ogni CCA costerà 25-30 milioni di dollari.
Il Center for Strategic and Budgetary Assessments (CSBA) ha scritto che non esiste "una strategia dominante" per l'impiego dei CCA, il che significa che diverse scelte di progettazione e di base producono compromessi significativi. E ancora: i CCA ottimizzati per attacchi rapidi o rilevamento persistente hanno prestazioni peggiori al di fuori di tali profili, mentre l'uso di CCA ad alta velocità in aree strategiche determina una notevole richiesta di carburante e di sostentamento.
Last but not least, un forte logoramento potrebbe esaurire una flotta di 500 droni nel giro
di poche settimane, a meno che gli Stati Uniti non acquistino molti più CCA o investano in varianti più resistenti, sottolineando che la pianificazione della forza CCA richiede difficili compromessi tra quantità e costi.