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Mossa atomica della Cina: cosa succede alle sue forze nucleari

La Cina è ancora distante da Usa e Russia. Ma tra le nove potenze dotate di armi nucleari il Dragone disporrebbe attualmente di uno degli arsenali nucleari in più rapida crescita al mondo

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L'arsenale nucleare della Cina continua a crescere. È questo il cuore dell'ultima analisi contenuta nel Bulletin of Atomic Scientists 2024 Nuclear Notebook, secondo cui Pechino potrebbe adesso contare adesso su circa 500 testate, in attesa che altre vengano prodotte per equipaggiare i suoi futuri sistemi di lancio. Tra le nove potenze dotate di armi nucleari il Dragone disporrebbe attualmente di uno degli arsenali nucleari in più rapida crescita al mondo, seppur ancora distante da quello in possesso di Stati Uniti e Russia.

La strategia nucleare della Cina

La Cina fece esplodere il suo primo ordigno atomico il 16 ottobre 1964, diventando il quinto Paese, dopo Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia, a sviluppare con successo un'arma nucleare. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Nel corso degli anni Pechino ha dato priorità allo sviluppo di un arsenale sempre più moderno, per lo più composto da testate nucleari trasportate da missili balistici terrestri. Il gigante asiatico mantiene anche un numero di missili balistici alloggiati su sei sottomarini balistici SSBN, nonché un piccolo contingente di piattaforme aeree in grado di manovrare armi nucleari.

Altre informazioni utili ad inquadrare il dossier. La cosiddetta triade nucleare cinese ha subito uno sviluppo notevole, mentre tra il 2014 e il 2024, il numero stimato di testate cinesi è raddoppiato, passando da 250 a circa 500. La Cina persegue inoltre una "strategia nucleare di autodifesa" con il duplice obiettivo di scoraggiare gli attacchi nucleari contro il Paese e impedire ad altri rivali di costringerla attraverso minacce nucleari. Questa strategia, ha spiegato il think tank China Power, è incentrata sulla deterrenza attraverso la "ritorsione sicura", ovvero la capacità di sopravvivere a un attacco iniziale e reagire con attacchi nucleari che infliggono danni inaccettabili all’attaccante.

Il rafforzamento di Pechino

Sotto la presidenza di Xi Jinping, la Cina sta portando avanti ampi sforzi per modernizzare e rafforzare l'esercito, compresa l'espansione e il potenziamento senza precedenti delle sue forze nucleari. Sul fronte terrestre, citiamo la messa in campo del DF-41, un missile balistico intercontinentale mobile su strada e su rotaia entrato in servizio intorno al 2020. Citiamo anche il DF-17, messo in campo per la prima volta nel 2020, è dotato di un veicolo planante ipersonico.

La componente marittima delle forze nucleari cinesi si è consolidata nel 2015, quando la Marina del Dragone ha introdotto l’SLBM Julang-2 (JL-2). Con una gittata di 7.200 chilometri, il JL-2 consente alla Cina di colpire le Hawaii e Guam ma non gli Stati Uniti continentali. I successivi JL-3 hanno invece una portata considerevolmente più lunga di circa 10.000 chilometri, consentendo di raggiungere porzioni degli Stati Uniti continentali dalle acque litorali della Cina.

Sul fronte aereo, nel 2019 la Cina ha rivelato pubblicamente il suo bombardiere strategico H-6N. Stiamo parlando di un velivolo ottimizzato per attacchi a lungo raggio grazie alle sue capacità di rifornimento in volo, in grado di trasportare missili balistici lanciati dall'aria (ALBM) con armi nucleari.

Pechino sta anche sviluppando un nuovo bombardiere stealth strategico subsonico con capacità nucleare, lo Xian H-20, presumibilmente pronto intorno al 2030.

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