Roma

Il digitale a caccia dei segreti di Gibson e Dylan

Il digitale a caccia dei segreti di Gibson e Dylan

Lucio Filipponio

Di cosa parliamo quando parliamo di convergenza? Termine sempre più al centro del dibattito sull’information technology, è il filo rosso che lega la tre giornate di «N\land: percorsi del digitale» che si conclude oggi alla Casa del cinema. Giunta alla sua quarta edizione, la prestigiosa rassegna sul cinema digitale ha offerto un cartellone ricco di incontri internazionali e proiezioni sulle tecnologie digitali nei mestieri dell’arte e della comunicazione.
Lontano dall’avere un’immagine patinata e priva di contenuti, «N\land» offre una rapida carrellata sullo stato dell’arte del digitale. Cinema sì e di qualità, spogliato del fascino antico della pellicola ma espanso nel suo potere immaginifico, catalizzatore di un nuovo cinema, in termini sia estetici che produttivi. Agguerrito concorrente del cinema classico, il digitale e a basso costo scalpita per emergere dai circuiti underground mostrando le infinite possibilità non ancora sfruttate.
Centrale il dibattito sulle problematiche legate alla difficile convivenza tra cinema in pellicola e quello in digitale. Ma soprattutto tanti film in sala, tra corti e lungometraggi, ad animare il popolo romano dei cinefili. Con le anteprime di Bubble di Steven Soderbergh e No direction home Bob Dylan di Martin Scorsese (proiettate rispettivamente venerdì e ieri).
Bubble, ultima fatica del regista statunitense sempre in bilico tra cinema di cassetta e sperimentazione visiva, è un thriller dall’estetica tutta europea, una tragedia romantica ambientata in una fabbrica di bambole di una cittadina dell’Ohio, girato con attori non professionisti, in digitale e in soli 18 giorni. Alla scommessa produttiva si aggiunge quella distributiva: il film, ricalcando il sistema tipicamente americano, uscirà contemporanea nelle sale, in dvd, sulla tv satellitare e via cavo suggerendo nuove logiche di mercato.
Il secondo, intenso documentario di Scorsese alla scoperta di Bob Dylan e quello che c'è dietro la sua icona: l’opera investiga i primi cinque anni del mitico cantautore americano a New York, dal suo arrivo nel gennaio del 1961 all’incidente motociclistico che gli impedì, temporaneamente, di calcare le scene nel 1966. Durante la preparazione di No direction home Bob Dylan sono state visionate più di 400 ore di registrazioni: tra le rarità cui il regista ha avuto accesso, le immagini dei documentari giurati da Murrey Lerner al Newport folk festival e i fotogrammi inediti dei documentari Don’t look back e D. A. Pennebaker, insieme con le interviste a Joan Baez, Allen Gisberg, Pete Seeger e Dylan stesso.
In programma oggi l’anteprima di Big question di Francesco Cabras e Alberto Molinari. Vero e proprio «caso» nel suo genere, ne verrà presentata per la prima volta a Roma la versione integrale (75 minuti): un film intenso e poetico sul tema della percezione del divino che va letto come opera parallela, non un backstage, di The passion.


In Italia non verrà distribuito e «N\land» rappresenta un’occasione unica per vederlo.

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