Circa 50 giovani appartenenti ai centri sociali milanesi hanno fatto irruzione ieri negli uffici del Pio Albergo Trivulzio a Milano, per protestare contro lassegnazione di case di proprietà della fondazione ad affitti esigui.
Dopo la diffusione degli elenchi degli affittuari è emerso che tra questi cerano anche esponenti politici, vip e sindacalisti, ma il blitz di ieri pomeriggio è conseguente allo sgombero avvenuto in mattinata in un appartamento in zona San Siro, dove una madre e i suoi tre bambini sono stati cacciati da una casa perché la occupavano abusivamente.
Vittima di un vero e proprio processo sommario, una sorta di «gogna» pubblica, il direttore generale Fabio Nitti, che ha firmato un foglio recante un impegno: quello di dare delle case alle famiglie sgomberate da San Siro. Nitti si è fermato a discutere dello scandalo «affittopoli» sulle scale del suo ufficio. Dopo la firma, poi, Nitti ha accolto nel suo ufficio la donna sgomberata ieri mattina e alcuni giovani dei centri sociali comunicando loro che «il Pat è un ente pubblico e non può assegnare le case senza un bando», e ha aggiunto che comunque ci sarebbe stato da parte loro un interessamento al caso. Quando il gruppo è tornato nellatrio e ha comunicato la decisione di Nitti, si sono alzate urla di protesta: «Vergogna».
Certo che lultimo pulpito da cui può arrivare la condanna per il Pat è proprio quello dei centri sociali, che nella gran parte dei casi occupano in modo abusivo immobili appartenenti non solo a privati - spesso normalissimi cittadini come la coppia che di fatto è stata espropriata di un appartamento in via Dei Transiti - ma anche a patrimoni pubblici, siano essi comunali o di altri enti.
Comunque nei prossimi giorni, forse già domani la Commissione Casa del Comune di Milano riceverà lelenco con i 105 alloggi sfitti del Pio Albergo Trivulzio, che finora non era stati inseriti nelle due liste già trasmesse ai consiglieri comunali. Ad annunciarlo è stato proprio Nitti, al termine della riunione del consiglio di amministrazione che ha portato al decadimento del board sotto il peso dello scandalo degli affitti di favore.
Direttore generale contestato, ma dal pulpito dei centri sociali
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