Roma - Dati ufficiali non ce ne sono, ed è comprensibile: il tesseramento al Pd è stato lanciato in luglio, è iniziato realmente in settembre «per i più efficienti, ma solo a ridosso del Natale per molti altri», come spiega il responsabile nazionale Daniele Marantelli (nell'ex sezione di Berlinguer appena 120 iscritti).
A dicembre, il dato fornito dallo stesso Marantelli era di 300mila iscritti al nuovo partito, che deve sostenere inevitabilmente il confronto con il passato, rappresentato dai tesserati di Ds e Margherita: 540mila i primi, 450mila i secondi alla fine del 2007. «Procediamo col passo dell’alpino: lento ma sicuro», dice il responsabile del tesseramento. Che però ammette: «Negare che gli elementi di continua tensione interna finiscano per influire sul clima attorno al partito sarebbe sciocco: non c’è stato un giorno senza qualche polemica. Ma dove si è partiti con determinazione i risultati ci sono, e il bilancio vero si potrà fare solo tra qualche mese: il tesseramento dura tutto l’anno». A meno che la Direzione nazionale del partito non fissi il congresso nel 2009, nel qual caso la chiusura del tesseramento verrà anticipata.
In giro per l’Italia, però, si registrano valutazioni meno ottimistiche. «Il tesseramento sta andando male», rilevava pochi giorni fa il sindaco di Firenze Leonardo Domenici. In Liguria, regione a forte insediamento per la sinistra, a dicembre si contavano 2500 iscritti; Ds e Margherita ne avevano 11.500. Nella Roma di Walter Veltroni, i risultati sono a macchia di leopardo, con alcuni fenomeni di disaffezione in realtà un tempo a fortissima militanza. A Via dei Giubbonari, nella storica sezione centrale che fu del Pci e poi dei Ds, si è raggiunta per ora la metà dei tesserati della Quercia: 200 contro 400. Ma a Testaccio sembra andare molto peggio: si è sotto i 100 iscritti, dove Ds e Margherita svettavano con oltre 1.200. «C’è stato un fermo del tesseramento per tutto quello che sta accadendo dentro il partito - spiega il coordinatore locale del Pd -, le questioni giudiziarie e soprattutto le continue liti dei dirigenti: la gente non capisce più dove va il Pd e cosa è». All’Esquilino si è appena a quota 40, ma al circolo di quartiere manca ancora una sede, rimasta agli “scissionisti” di Sinistra democratica: «Ci appoggiamo a una libreria», spiegano i responsabili. Sui 400 militanti che avevano partecipato alle primarie e ritirato il relativo certificato, solo 1 su 10 per ora ha riconfermato. A Ponte Milvio solo 140 tessere. Ottimismo invece a Via Scarlatti (Parioli), sezione cui fa capo lo stesso Veltroni che abita in zona: 225 iscritti. In Calabria raccontano di una macchina a rilento, nonostante le offerte a prezzi «stracciati»: 5 euro per i disoccupati, rispetto ai 15 del costo normale della tessera.
Ma è il caso Campania a far discutere. Perché nella regione di Antonio Bassolino, lacerata dagli scandali e dalla guerra interna al Pd, si assiste ad un vero e proprio boom di iscrizioni: 60mila al 21 gennaio. Con casi clamorosi: a Nola si sono iscritti in 4.200, pari al 30% degli elettori Pd. A Castellammare ci sono 3.000 iscritti su meno di 15mila abitanti. Nei quartieri di Napoli, Fuorigrotta conta 2.177 iscritti contro i 600 del passato; Bagnoli 1065 contro 400; Ponticelli 1.353 contro 500; Soccavo 1.700 contro 500. Arturo Parisi non ha perso l’occasione per denunciare: «Se continua così, mi preoccuperei assai per il congresso». Un dirigente ex Ds ironizza: «Ci ritroveremo con Bassolino segretario nazionale». Il commissario inviato da Veltroni, Enrico Morando, rassicura: «Il dato legato alle adesioni può sembrare elevato ma non nella sua dimensione complessiva.
Ci sono casi, molto limitati, in cui c’è stato un eccesso e sono sotto osservazione. Ma va posta anche un’altra questione: nel resto del Paese il tesseramento non si è dispiegato come avrebbe dovuto e si è indietro rispetto alle aspettative».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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