Disoccupazione ai minimi dal ’92 Maroni: «La Biagi dà ottimi frutti»

Secondo la rilevazione il tasso è sceso al 7,7%. In cinque anni creati più di un milione di posti di lavoro. La Cgil: «È solo una perversione statistica»

da Roma

I posti di lavoro «veri» sono aumentati, nel 2005, di 158 mila unità. E il tasso di disoccupazione è sceso al 7,7% rispetto all’8% del 2004. I dati resi noti dall’Istat fanno giustizia delle «incomprensioni» delle ultime settimane intorno all’andamento della forza di lavoro: il quarto trimestre dell’anno scorso conferma una disoccupazione in discesa, grazie anche alla regolarizzazione di molti lavoratori immigrati e alla crescita degli occupati part time. Un tasso di disoccupazione al 7,7%, ricordano gli economisti, non si vedeva dal 1992, anno di inizio della serie rilevata dall’Istat.
Nel quinquennio di governo del centrodestra, secondo calcoli di analisti citati dall’agenzia Reuters, sono stati creati un milione e cinquantamila nuovi posti di lavoro. Il quadro complessivo della situazione occupazionale è, naturalmente, variegato. Il numero delle cosiddette «teste» occupate è aumentato di 158mila unità nel 2005 ma il tasso di occupazione stagna, e cresce nel Mezzogiorno, soprattutto fra donne e giovani, la cifra di chi rinuncia a cercare lavoro. Inoltre, secondo l’Istat, la regolarizzazione di immigrati stranieri contribuisce in maniera notevole, così come l’incremento delle posizioni lavorative part time, al miglioramento dell’occupazione nell’anno passato.
Per il ministro del Welfare Roberto Maroni, i dati Istat sull’occupazione «confermano la bontà e l’efficacia delle iniziative prese in questa legislatura in tema di mercato del lavoro. In particolare - dice ancora Maroni - la legge Biagi continua a dare ottimi frutti, nonostante una situazione economica difficile, con la crescita vicina allo zero». Per il ministro i dati sono inequivocabili: «La disoccupazione scende dello 0,3% - spiega - arrivando al dato eccezionale del 7,7%, una performance apprezzata a livello europeo». L’Istat, aggiunge Maroni, conferma poi che oltre l’87% dei contratti di lavoro è a tempo indeterminato: «La legge Biagi crea dunque nuove opportunità senza far crescere il precariato». I dati tendenziali, dice da parte sua il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, lasciano ben sperare anche per il 2006. Di avviso opposto la Cgil.

L’aumento degli occupati è una «perversione statistica», afferma la segretaria confederale Marigia Maulucci. Per Raffaele Bonanni, prossimo segretario della Cisl, «non bastano le regolarizzazioni degli immigrati per risollevare la grave situazione occupazionale del Paese».

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