La cifra spaventa e costringe a riflettere. Un numero tondo: 100mila. Un elenco di nomi, nero su bianco, che racconta la storia dei 100mila milanesi affetti da problemi mentali. Ma il dato preoccupante è un altro e la ragione è semplice: mostra lindifferenza della città, o forse linadeguatezza dei suoi servizi. Tra le persone che ogni giorno sono costrette a fare i conti con questo tipo di disturbi, infatti, solo 20mila sono effettivamente seguite dai servizi dellAsl e degli ospedali.
Gli altri si arrangiano e i dati sulluso degli psicofarmaci ci suggeriscono come. «Emerge un disagio latente - spiega Giuseppe Landonio, medico oltre che consigliere comunale di Sinistra Democratica - a Milano vivono circa 80mila cittadini con disturbi psichici che non si fanno curare da nessuno». Le cifre parlano chiaro «e per una volta mettono tutti daccordo: dallAsl alla Regione, anche se non esiste un vero e proprio censimento dei milanesi con problemi di salute». Da qui, lidea di organizzare a Palazzo Marino un convegno, «Così uguali, così diversi», per portare alla luce una realtà che spesso viene dimenticata.
«Si calcola che a Milano vivano quasi mille bambini e adolescenti in grave sofferenza psichica - sottolinea Patrizia Quartieri, consigliere comunale di Sinistra arcobaleno - giovani che avrebbero bisogno di ricevere cure adeguate. Gli esperti infatti, dimostrano che il 30 per cento di quelli che entrano in terapia subito raggiunge una guarigione completa, mentre un'altra porzione uguale arriva comunque ad un recupero parziale».
Lo psichiatra Thomas Hemmenegger che da anni presiede la cooperativa Olinda sorta dalle ceneri dellex ospedale psichiatrico Paolo Pini, punta laccento su un aspetto altrettanto importante: il disagio sociale di queste persone. «Il problema clinico - spiega - si vede e quindi è più facile da curare. Quello sociale, invece, spesso rimane nascosto». Ecco un esempio: «Penso ai molti giovani che incontro, ragazzi che non hanno finito le scuole e quindi sono senza un impiego. Spetta a noi aiutarli a costruirlo, non possiamo limitarci a dar loro dei farmaci». E a Milano che si fa? «I nostri servizi psichiatrici sono molto incentrati sull'assistenza ospedaliera, ma purtroppo gli enti territoriali sono ancora deboli. Mancano strutture più vicine ai cittadini, ambulatori che restino aperti più ore durante il giorno e magari capaci di offrire un servizio anche la notte». Un altro suggerimento arriva dalla Quartieri che rilancia la figura del medico scolastico: «Serve un anello di congiunzione tra le famiglie, i ragazzi e i servizi. Perché spesso chi ha problemi di salute mentale non sa a chi rivolgersi e finisce per chiudersi in se stesso».
Tutti daccordo dunque: «Milano deve fare qualcosa di più».
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