Eleonora Barbieri
È unamicizia di lunga data, cominciata, secondo gli storici, circa diecimila anni fa: da allora uomo e cane sono diventati inseparabili, legati da un rapporto che supera la semplice utilità reciproca per arrivare a livelli di complicità e di affetto assoluti, in alcuni casi anche commoventi. Così può accadere che il cane affezionato continui a vegliare la tomba del padrone per mesi, o che lanimale muoia nello stesso giorno del suo «proprietario», termine che forse vale soltanto allatto dellacquisto, perché non è raro trovare uomini e donne «schiavi» del quattro zampe di casa, pronti a esaudire ogni suo desiderio. E ora, per conoscere ogni segreto del proprio animale o scegliere quello dei sogni, Il Giornale propone La grande enciclopedia del cane, in due volumi, il primo in edicola domani.
Allinizio il cane domestico era un cucciolo di lupo: selvaggio, ben poco abituato al contatto con luomo, a sua volta impegnato più che altro a cacciare e procurarsi il cibo quotidiano. Il rapporto si è subito trasformato in un legame inscindibile, e non soltanto perché il cane si è rivelato daiuto nel catturare le prede: piano piano è diventato il «migliore amico delluomo», alleato fedele e insostituibile, compagno di giochi per i bambini, di viaggio per i vagabondi, di confidenze per i più soli. «Lo scrittore Giuseppe Berto racconta che, nel Sessantotto, aspettava la figlia di ritorno da Roma e sussurrava le sue preoccupazioni allamato cocker: Quando tornerà la ribelle?», ricorda Antonio Pugliese, docente di Clinica medica veterinaria alluniversità di Messina e fondatore del primo centro italiano di pet therapy, sorto nella città siciliana nel gennaio 2003. «Il cane è ideale sia per quanto riguarda lassistenza, per gli anziani o nelle scuole, sia nella terapia, ad esempio con i bambini autistici - racconta Pugliese, che allargomento ha anche dedicato un libro, Pet therapy. Strategie dintervento e linee guida -: lanimale è vivace, si muove in continuazione e riesce a fornire gli stimoli neurosensoriali giusti per migliorare la patologia». Gli appassionati, daltronde sono convinti che nessun cane sia davvero cattivo, anche quelli considerati pericolosi: «Ho cominciato le operazioni di soccorso con i rottweiler, sono animali straordinari - racconta Enrico Paccariè che, con la sua Squadra cinofila operativa di Anzio (ora sciolta) è stato impegnato a Sarno per lalluvione e in Iran e Turchia per i terremoti -. Limportante è gestirlo nella famiglia che, per il cane, è come il branco: non devessere il capo, bisogna seguire un metodo preciso». Per gli allevatori lamore per i cani va al di là delle mode che, a volte, finiscono anzi per danneggiare il loro lavoro e causare episodi dolorosi, come labbandono dei dalmata a metà degli anni Novanta, dopo il boom a causa del film La carica dei 101.
Il primo club dedicato ai quattro zampe è nato in Italia nel 1882: «Il Kennel club è sorto a Milano, fondato da alcuni ricchi gentiluomini patiti di caccia - spiega Domenico Attimonelli, presidente dellEnte nazionale per la cinofilia italiana, che tutela gli animali con pedigree -. Quella che era una passione délite è diventata un fenomeno di massa alla fine della seconda guerra mondiale». Lespansione vera, però è arrivata negli anni 70: «Prima cerano solo segugi, il collie diventato famoso con Lassie e, soprattutto, il pastore tedesco, considerato da sempre il re dei cani - ricorda Arnaldo Balatroni, istruttore ed esperto comportamentista -: il cane lavorava, in campagna o come animale da guardia e da caccia». Poi è comparso anche nelle città, con marciapiedi e giardini popolati di razze sempre diverse, dai piccoli yorkshire ai mastodontici alani, dal beagle ai nobili levrieri afghani.
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