Divisa, no dei tassisti ma per gli stilisti è chic

Meglio un taxi veloce o un tassista in abito scuro che ti intrattiene in inglese perfetto? Gli autisti milanesi non hanno dubbi: buona la prima. Per questo sono scettici sulla proposta dell’assessore alle attività produttive Giovanni Terzi di creare un’identità di categoria a partire da un dress code, un codice di abbigliamento che renda riconoscibili i tassisti, facendo anche piazza pulita di qualche tocco troppo eccentrico nelle mise soprattutto estive. Al bando sandali e short, ma per i conducenti i problemi sono altri: poche preferenziali, mancanza di toilette nei parcheggi, tanto per gradire. Piace, ma non convince l’altra metà della proposta, quella, cioè, di istituire corsi di lingue e di «cultura generale» per far dei tassisti degli ambasciatori dello «stile Milano». Loro sostengono che, con lingue e storia della città, se la cavano abbastanza e che c’è già un regolamento in merito. Intanto l’assessore ai Trasporti Edoardo Croci ricorda che in autunno cominceranno test antidroga per gli autisti e sarà attivato un numero comunale dedicato ai reclami.

Gli stilisti infine, in attesa di essere eventualmente interpellati per disegnare la «nuova collezione», sono divisi: per alcuni occorre un total look, per altri basteranno alcuni dettagli a fare dei tassisti una nuova icona di stile.

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