Il divorzio con la Lega fa perdere la Brianza

A Monza il centrodestra aveva perso solo dieci anni fa, ma questa volta gli elettori puniscono qualche errore della vecchia giunta e soprattutto il divorzio tra Pdl e Lega voluto a Roma da Umberto Bossi. Già mandato a casa al primo turno il sindaco leghista Marco Mariani, al secondo lasciano Andrea Mandelli, appoggiato da Pdl e Destra di Storace al 36,6 per cento. Ma a guardar bene i voti di distacco sono 11mila, poco più di quelli incassati al primo turno da Roberto Scanagatti (nella foto), il candidato delle sinistre (al plurale). Mentre Mandelli, il presidente dei farmacisti italiani, può essere soddisfatto per le 4mila preferenze in più. Conquistate in queste due settimane di ballottaggio trascorse nelle strade di Monza e nei mercati a parlare di un centrodestra ancorato alla società civile e al mondo del lavoro piuttosto che ai politici di professione. «Monza deve avere presto una linea metropolitana», la prima promessa di Scanagatti in perfetto politichese ieri festeggiando tra una telefonata del segretario nazionale Pd Pierluigi Bersani e una stretta di mano con Maurizio Martina, il responsabile regionale del partito. Ma sul risultato evidentemente pesa l’affluenza alle urne: in calo di ben 15 punti rispetto a 15 giorni fa e arenata a un misero 44,1 per cento. «Attenta e vigile» opposizione promette Mandelli. «Faremo notare tutte le incongruenze che sicuramente arriveranno dalla maggioranza. Come al solito partono uniti e poi hanno problemi di governo».

Perché ad appoggiare Scanagatti c’erano Pd, Idv, Sel, Federazione della Sinistra, Moderati ecologisti, Lista civica Città persone. «Un po’ di mea culpa dobbiamo farlo, qualche errore di governo è stato fatto. Ma mi fa riflettere che a Monza pochissimi abbiano votato. Un problema di tutto il consiglio comunale».

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