Cinque? Otto? Sedici? Di sicuro sono tre le violenze compiute dal maniaco del garage e dunque si può parlare a pieno titolo di stupratore seriale. È finito il tempo delle illazioni, della gara affannosa e non sempre verosimile a chi la spara più grossa. La prova regina, il Dna, ha emesso ieri la sua attesa sentenza: gli episodi della notte tra il 2 e il 3 luglio a via Sommer, del 5 aprile ancora allArdeatino e del 4 giugno alla Bufalotta hanno lo stesso identico autore. A dirlo sono i risultati completi dei test di laboratorio consegnati dalla scientifica nelle mani dei pm Maria Cordova e Antonella Nespola. Proprio da questa certezza, finora lunica senza possibilità di smentita, occorrerà ripartire. Mettendola in testa al lungo elenco di possibilità valide fino a prova contraria: che luomo abbia i capelli corti e scuri e sia in parte stempiato; che abbia 30-40 anni, si muova zoppicando, sia robusto e un po pienotto in volto. Che giri in jeans e maglietta e che, soprattutto, abbia colpito ancora e ancora: la new entry della lista racconta di un agguato a largo Strindberg, vicino a via di Grotta Perfetta, ai danni di uninfermiera che è riuscita a metterlo in fuga, come la poliziotta prima che si accanisse sulla studentessa di 21 anni.
I risultati del Dna sono stati accolti con un misto di sollievo e timore a Tor Carbone, quello che sembra il terreno di caccia preferito dal maniaco. «Ora sarà più facile individuarlo», ha commentato a caldo Felice Romanazzi, presidente di «Impegno sociale», associazione radicata sul territorio, prima di lanciare un appello: «Invitiamo le vittime, anche chi è riuscito a scappare, a denunciare tutto alle forze dellordine. In questo momento ogni piccolo dettaglio, anche insignificante, potrebbe rivelarsi fondamentale». Anita Pinti, coordinatrice del comitato di quartiere «Giuseppe Berto 2000» ha invece raccontato della forte solidarietà che si è creata tra i residenti in un momento così particolare: «Gli atti di cortesia verso le donne si moltiplicano. Ci sono tanti ragazzi che la sera, in scooter, si offrono per scortarle fin sotto casa». E poi via con qualche ipotesi sul profilo dello stupratore: «Potrebbe essere qualcuno che abita nella zona, ma alcune dinamiche ci suggeriscono che conosca bene queste costruzioni, magari perché ci ha lavorato come operaio; o che sia un tecnico, visto che sa a memoria i tempi di apertura e chiusura dei cancelli automatici». Riprende Romanazzi: «Sa come e dove scappare, dunque questa zona deve essersela studiata bene. E sa dove nascondersi».
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