Se volete vedere un esempio concreto di integrazione riuscita, fate un salto da «Chocolat», pasticceria etno-chic in via Boccaccio, con uno spazio per gli spuntini salati. Sarete accolti da uno sciame di belle ragazze allegre provenienti da tutto il mondo, che vi serviranno dolci e gelati paradisiaci a base di cioccolato. In tutto sono una dozzina e vengono dallEcuador, Sri Lanka, Etiopia, Romania e non solo. Sono amiche tra di loro, lavorano a rotazione e sono entusiaste del mestiere che fanno. Messe alle strette, confessano di essere ghiotte di cioccolato, il miglior collante per una buona convivenza tra etnie diverse (Qui si consumano 12mila chili di polvere di cacao allanno e si producono 120 torte alla settimana, ndr).
A parte i soci fondatori italiani, di maschi da queste parti se ne vedono pochi: uno fra tutti il giovane cinese Huan, che defilato armeggia con panna e cacao dietro le quinte. «Lidea è nata tre anni fa - racconta Luca Maggi, gelataio, che insieme a Luca Vezzoso e Walter Marazzani ha aperto il locale -. Il fatto di assumere del personale multietnico ci è sembrato un modo di stare al passo con i tempi: Milano è sempre di più una città internazionale e aperta al mondo». Un successo evidente a vedere le persone religiosamente in fila davanti al bancone. «Collaboriamo con un laboratorio in Toscana che importa il miglior cacao dal Sudamerica e produce per noi una linea di cioccolato che chiamiamo da meditazione», spiega Maggi mentre ci invita ad assaggiare una fetta di torta sublime.
DallEcuador, tra i maggiori produttori di cacao, arriva Amada Jara, 25 anni, da cinque a Milano: «Ho raggiunto mia madre e una cugina - racconta -. Ho iniziato come babysitter poi tramite un amico ecuadoregno ho trovato questo posto. Il rapporto con il pubblico è stimolante. Sto completando gli studi dinformatica che avevo iniziato in Ecuador. A Milano mi trovo benissimo». Dana Zarnescu, romena, 28 anni, è approdata nel capoluogo lombardo quattro anni fa per raggiungere una sorella: «Non è stato facile ottenere il permesso di soggiorno - sostiene -, ma adesso che sono in regola va tutto bene. Milano mi piace, anche se la vita è dura per tutti: qui la felicità è un lusso, i pochi momenti per se stessi vanno incastrarti fra impegni e doveri». E bene si è integrata la Wenyhareg Assefa, 25 anni, etiope, dal 1999 a Milano: «La mia famiglia vive ad Addis Abeba e mi manca - ammette -. Milano comunque mi piace. Sono cristiana ortodossa, frequento la comunità etiope soprattutto in occasione delle festività religiose e ho molti amici di tutte le nazionalità. Forme di razzismo io non ne vedo, fra noi giovani meno che mai». Wenyhareg lavora da due anni nella pasticceria e lanno scorso è stata raggiunta dalla sorella Eyerusaim di 18 anni. Dallo Sri Lanka arriva invece Dompalage Malka Fernando, 17 anni, da tre a Milano, al seguito dei genitori: «Mia mamma è collaboratrice domestica - racconta -. Il papà invece lavora in fabbrica. Per ora ho fatto la terza media. Adesso devo imparare bene litaliano».
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