Gian Paolo Laffranchi
da Brescia
Un centinaio di persone. La popolazione anziana di un quartiere abituata a piangere i suoi morti, sotto choc per lorrore dellomicidio dei coniugi Donegani. Qualcuno vuole raccontare: «Era mio amico. Ci conoscevamo da quando eravamo ragazzi. Prima facevamo ginnastica insieme, poi ci incontravamo alloratorio».
Nonostante lo strazio, don Faustino Pani sceglie la via della sobrietà. La sua omelia ha toni composti: «Per settimane abbiamo pregato con apprensione nella speranza di veder tornare Aldo e Luisa. Oggi la nostra è una preghiera di suffragio. Sono stati uccisi, barbaramente mutilati». Sullassassino: «Lasciamo che gli investigatori e la magistratura facciano il loro lavoro. Certo è che chi ha commesso un simile omicidio è una persona misera, malata, che si è abbassata ad atti animaleschi». Lorrore si legge negli occhi dei fratelli di Luisa, presenti alla cerimonia. Molto composti, senza lacrime Luigi, Carmine, Giovanni e Giuseppe ascoltano le parole di don Faustino.
Solo Giovanni, affiancato dal figlio Michele, al termine della funzione trova la forza per parlare. Giovanni, che già si era concesso alle telecamere e aveva detto: Va bene ucciderli. Togliersi questo sfizio. Ma non ridurli a pezzi in questo modo. È un comportamento da animale». In chiesa racconta le ultime telefonate: «Ci sentivamo spesso. Io non sono stato molto bene e Luisa mi chiamava per chiedere notizie. In ogni caso, da sempre, cera la telefonata del sabato.
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