Domani un convegno sulla sanità lombarda «Orari più lunghi per le visite, serve un patto»

Un convegno per parlare del futuro della sanità lombarda, modello di riferimento nel sistema italiano, sia per i conti in ordine che per lo standard dei servizi, decisamente più elevato che altrove. «Il futuro della sanità lombarda» è il titolo del convegno che sarà ospitato domani, lunedì 1º dicembre, a partire dalle 17 all’hotel Michelangelo di via Scarlatti, 33. A introdurre il viceministro alla Sanità, Ferruccio Fazio. Le conclusioni saranno affidate al presidente della Regione, Roberto Formigoni. Relatore sarà anche l’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani.
Il convegno è stato organizzato dal dipartimento nazionale Sanità di Forza Italia e dal dipartimento regionale. A presiedere le sessioni, Guido Podestà, coordinatore regionale, e Giancarlo Abelli, ex assessore regionale. Coordinerà il direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina.
La Lombardia è la Regione in cui i malati terminali, i malati di Sla e le vittime di altre patologie difficili, sono tutti assistiti gratuitamente. Come accade a Eluana, alla quale le cure sono prestate senza alcun compenso. Naturalmente non mancano i punti critici, evidenziati dal dramma della clinica Santa Rita. Ma il «modello lombardo» resta un punto di riferimento, come ha ripetuto recentemente il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi.
Spiega Formigoni: «Si parlerà anche del tema dei controlli, di come verificare l’appropriatezza delle prestazioni e la qualità dei servizi. Ben venga che ci sia un’integrazione tra i controlli a livello regionale e a livello nazionale». Il governo ha infatti proposto alle Regioni un’Agenzia nazionale per i servizi regionali, destinata proprio alla «valutazione», definita «un problema colossale» da Fazio. Formigoni aggiunge che alla Santa Rita «sono venuti a galla crimini compiuti da alcune singole persone. Non si può dire che la sanità privata non vada. Purtroppo si tratta di problemi che sono sempre esistiti, ma almeno in Lombardia li scopriamo». Il livello di controlli è molto più alto che altrove. La legge imporrebbe il 2 per cento, spesso una percentuale disattesa, in Lombardia si arriva al 7%.
E il «modello lombardo» può servire da riferimento in un momento in cui si discute di come migliorare la qualità tenendo contenute le spese. Il governo ha presentato alle Regioni una bozza di discussione per eliminare gli sprechi e tenere i conti in equilibrio. «La Lombardia è l’unica grande Regione ad avere i conti in equilibrio e l’unica tra tutte le Regioni ad averli in equilibrio da sei anni - ricorda Formigoni -. E ciò non accade certo perché riceve molti finanziamenti dallo Stato. È al quattordicesimo posto per dotazione pro capite, senza contare che il 20 per cento dei pazienti arriva da fuori Regione».
Durante il convegno si parlerà di formazione dei medici, integrazione tra ricerca e cura. E naturalmente di liste d’attesa. La proposta del governo è di mettere tetti massimi d’attesa in base all’urgenza.

Formigoni dà lezioni di realismo: «Serve un grosso patto con i medici, con gli ospedali, in modo da ottenere che si lavori il sabato mattina e con orari più lunghi per le visite e per utilizzare le macchine più moderne».

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