Cronaca locale

Domani si decide la sorte di via Quaranta

Numerose famiglie disposte a mandare i figli alle statali studiando percorsi di inserimento ad hoc

Andrea Fontana

La scuola così com’è non può esistere. È il concetto su cui le autorità cittadine saranno irremovibili nei prossimi incontri con i responsabili dell’istituto di via Quaranta. Il primo messaggio in questa direzione arriverà domani nel faccia a faccia in programma alle 10 in prefettura, dove il direttore Aly Sharif e gli altri rappresentati della Fajr si siederanno al tavolo con il prefetto Bruno Ferrante e il Direttore Scolastico Regionale Mario Dutto. Nel giorno in cui migliaia di ragazzi milanesi riprenderanno zaini e quaderni dopo le vacanze dunque, da corso Monforte potrebbero giungere le prime risposte per sbloccare la situazione della scuola più discussa di Milano.
Il punto di partenza imprescindibile per cercare la formula che permetterà ai 500 alunni di tornare al più presto tra i banchi è chiaro: la condizione della scuola nella zona sud di Milano è irregolare. Come dire, continuando su questa strada ci saranno dei provvedimenti e anche severi. Punto e a capo. L’apertura di ieri da parte del preside Sharif, che ha chiesto di parlare con le istituzioni cittadine per trovare «soluzioni almeno transitorie», è stata apprezzata e induce anche ad un cauto ottimismo. Del resto, una posizione così ferma dall’altra parte del tavolo, non potrebbe che suggerire una certa disponibilità a trattare dei vertici dell’istituto scolastico. La spinta potrebbe venire anche dal fatto che numerose famiglie dei bambini di via Quaranta si sono dette disponibili a mandare i propri figli in una scuola pubblica, soprattutto se saranno studiati percorsi di inserimento ad hoc per gli studenti islamici.
Insomma, le apparenze e le dichiarazioni della vigilia dicono che c’è la volontà delle parti di risolvere la questione che, secondo le istituzioni chiamate a sbrogliare la matassa, non potrà che chiudersi in una formula prevista dalla legge italiana e, in particolare, dal ministero dell’Istruzione. Due soluzioni a disposizione dunque, come ha ribadito il sindaco Albertini: l’inserimento dei 500 bambini di via Quaranta nella scuola pubblica oppure l’avvio del processo che porterebbe la Fajr a diventare una scuola non pubblica, ma parificata. Questa seconda opzione prevede per l’istituto l’adozione dei programmi ministeriali e di insegnanti qualificati. Senza dimenticare il motivo per cui Palazzo Marino ha deciso di bloccare le lezioni alla Fajr: locali non idonei ad ospitare dei bambini. Anche su questo le autorità milanesi saranno nette: la legalità richiesta riguarda tanto l’agibilità della struttura quanto gli insegnanti in regola con le norme previste.
In via Quaranta intanto, si lavora freneticamente per organizzare l’incontro con i genitori degli alunni, annunciato venerdì dal direttore Sharif. «Difficile che l’assemblea possa tenersi all’inizio della settimana - fanno sapere i responsabili dell’istituto -. Perché non è un’operazione facile rintracciare 500 famiglie». Ma qui, dove poco prima dell’una inizia la processione di chi arriva per la preghiera, assicurano che l’appuntamento con le famiglie è importante e devono essere presenti tutti.
L’attualità però è il vertice in Prefettura.

E se l’incontro di Corso Monforte segnasse una svolta nella vicenda, è probabile che anche l’assemblea delle famiglie assumerebbe tutto un altro valore e forse i bambini potrebbero iniziare a contare i giorni che mancano al suono della campanella.

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