Di fronte alle complicazioni non si scompone più. Ci ha fatto il callo ed è allenato. Questione di metodo ed esperienza. Stefano Domenicali è il più grande ostacolista apparso sul globo terracqueo dopo Edwin Moses ma è anche il gran capo della Ferrari in pista. Soprattutto è l'uomo che l'ha riportata ad essere molto ma molto italiana; diciamo mediterranea, diciamo latina. Perché se Fernando Alonso è qui a zonzo su e giù per le piste di Campiglio è merito suo. Per Domenicali lo spagnolo è, deve essere e sarà ciò che Schumi è stato per monsieur Jean Todt: tutto. Il binomio ha un grande potenziale perché il direttore della Gestione sportiva Ferrari ha dimostrato di essere un vincente e soprattutto è riuscito a condurre le sue truppe nonostante non ci sia stato un solo campionato, dal 2007 ad oggi, in cui fra la Rossa e l'obiettivo non si sia frapposto l'ostacolo di turno, l'imprevisto abnorme, a volte assurdo, altre drammatico.
Nel 2007 guidò il team orfano di Schumi - e con Todt defilato - alla conquista dei primi due mondiali del dopo Michael. Per di più dopo un paio di stagioni d'astinenza visto che il tedesco e il Cavallino erano stati picchiati duro dalla Renault di Alonso. Nel 2007 l'ostacolo imprevisto fu la spy story Ferrari-McLaren, storia di disegni, fotocopie e tristezze varie. Nel 2008 Domenicali portò il team al mondiale costruttori, perdendo quello piloti all'ultima curva dell'ultimo Gran premio. L'ostacolo di turno fu il signor Raikkonen bell'addormentato da metà stagione. In pratica la Rossa si ritrovò con un solo pilota in pista: Massa. Del 2009 si sa: il campionato tarocco di Mosley, delle Brawn Gp con diffusore furbetto, della F1 vicina all'implosione, della Ferrari mai così prossima ad abbandonare il Circus e, per non farsi mancare proprio nulla, l'ennesimo e stavolta drammatico ostacolo: il dramma di Felipe.
Poteva il 2010 iniziare senza il non richiesto cadeau? Macché, ed ecco quindi il tradimento di Sua Immensità motoristica Michael Schumacher. Per cui Domenicali, ieri, non ha potuto svangarla con un semplice «vi posso assicurare che competitivi lo siamo e lo saremo da subito», non ha potuto contare solo sull'effetto annuncio «la nuova Ferrari verrà svelata il 28 gennaio a Maranello» o sull'amico Valentino Rossi che «proverà il 20 e 21 a Barcellona poi ognuno penserà ai propri mondiali però se ci sarà un'apertura alla terza vettura in pista, dal 2011, Valentino se fosse interessato sarebbe una scelta interessante». Non è bastato neppure l'aver detto e sottolineato «siamo competitivi, l'obiettivo è il mondiale». No, il gran capo della Rossa ha dovuto saltare l'ultimo ostacolo: Schumi. Solo che ormai è allenatissimo, e il potenziale ostacolo si potrebbe trasformare in un vantaggio: lo stimolo in più. «Inutile negarlo - ha detto - quanto successo con Michael, a livello emotivo, ha lasciato il segno». Cioè il tradimento del crucco ha fatto un male boia. «Nessuno ci è rimasto bene e vi assicuro, da quanto abbiamo potuto constatare, non solo in Italia: sono rimasti male tutti i tifosi Ferrari nel mondo». E non solo i tifosi. «Ho notato che in squadra tutti sono stimolati dal desiderio di dimostrare a Michael che la miglior squadra è questa.
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