C'è un «cognome internettiano» che dice Made in Italy a chiunque nel mondo, ma pochi lo usano in Italia.
Solo l'1,4% dei cittadini e il 50,9% delle aziende usa una casella di posta elettronica personalizzata con il dominio «.it», nonostante la conoscenza globale della «estensione» che sta per Italia, ottavo nel mondo con quasi due milioni di registrazioni, superi il 99%. Sono alcuni dei risultati di un'indagine svolta per individuare i target di una campagna di comunicazione del registro.it, che è appunto l'anagrafe dei domini «.it». La campagna, promossa dall'Istituto di informatica e telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iit-Cnr) e presentata oggi a Roma, partirà a novembre e sarà condotta in due fasi. Italianità, affidabilità e istantaneità: sono queste le parole chiave della campagna che si rivolgerà a 10 milioni di italiani. La prima fase, che partirà a novembre, andrà su quotidiani e radio; la seconda, tra gennaio e febbraio, coprirà radio e periodici. Mentre per le aziende sembra quasi scontato il vantaggio di avere un dominio, qualche perplessità potrebbe sorgere tra i comuni cittadini. In realtà, come spiega Giorgio De Luca, presidente della Light (la società che curerà la campagna), «avere un proprio dominio, con delle caselle di posta elettronica, favorisce la visibilità nel vasto mondo della rete e garantisce di più la privacy, visto che dietro ogni dominio c'è un organo istituzionale». Per questo il dominio «.it» è da promuovere soprattutto tra artigiani e piccole imprese. Per mantenere un dominio registrato si spendono 4,5 euro l'anno.
Dopo aver finanziato lo stesso Iit, il Cnr ha deciso ora di destinare una parte dei guadagni a 30 Borse di dottorato per la ricerca tecnologica e in ambito medico-biologico. «Questa strategia - ha detto Luciano Maiani, presidente del Cnr - delinea la volontà dell'Ente di promuovere la meritocrazia, ridurre il precariato e migliorare l'utilizzo delle risorse».
La ricerca, che traccia usi e costumi degli italiani sul web, è stata condotta su oltre 2.000 intervistati fra popolazione, aziende e opinion leader (giornalisti, parlamentari, esponenti del mondo della cultura e accademici).
LE AZIENDE: la penetrazione dell'uso del web è del 66,8% (il 93% per imprese con più di cinque addetti); al Nord (70%) più che al Centro (63,8) o al Sud (59,7). Il settore più 'connessò è quello immobiliare (87,8%). Alta la frequenza d'uso: il 79,2% delle imprese usa la rete tutti i giorni e il 7,6% spesso.
LA POPOLAZIONE: la penetrazione dell'uso del web raggiunge solo il 52,6% del campione, un dato che coincide con una recente ricerca promossa dall'osservatorio permanente sui contenuti digitali. Gli uomini (66,6%) navigano più delle donne (40%) e al Nord (53,6%) la rete è più usata rispetto al Centro (52,9%) e al Sud (51,2%). Alta la frequenza d'uso: il 53,1% si connette quotidianamente. Come per le aziende, anche tra la popolazione l'attività più frequente è ricercare informazioni (45,1%), seguita dalla posta elettronica (37,5%), dal lavoro (36,3) e dallo svago (27%).
OPINION LEADER: la penetrazione del web tra gli opinion leader è totale, così come, salvo rare eccezioni, quotidiano è l'uso della rete.
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