
"Quand'ero ragazzo evitavo di andarci. Sapevamo tutti che era un posto pericoloso. Oggi ci sono tornato da regista; e mi ha commosso. Il rione Sanità è letteralmente rinato". Da napoletano Luca Miniero è orgoglioso di aver diretto Noi del rione Sanità: la nuova serie (sei episodi su Raiuno da giovedi 23) che racconta la storia vera del quartiere di Napoli divenuto, da simbolo di degrado e malaffare, un rinato polo culturale e turistico. "Tutto merito di don Antonio Loffredo racconta il regista - il parroco che fondando nel 2006, assieme a sei giovani volontari del quartiere, una cooperativa sociale, ha riqualificato gli spazi abbandonati e soprattutto ha ridato speranza ai più giovani, attraverso concrete possibilità di lavoro, per salvarsi dalla criminalità e dalla droga". Alla straordinaria figura di don Antonio e alla sua opera (che lui stesso racconta nel libro Noi del rione Sanità, da cui è tratta la serie) s'ispira la figura del protagonista: don Giuseppe Santoro (interpretato da Carmine Recano, nella foto). "Quand'ero giovane anch'io incontrai don Antonio ricorda l'attore -. Andavo a vedere gli spettacoli dei suoi ragazzi. Giovani creativi, sensibili, pieni di luce, nonostante tutto. Grazie a lui il teatro è stato la loro fonte di riscatto. E io ho sentito forte la responsabilità d'interpretare un personaggio simile". Vent'anni fa don Antonio non avrebbe mai immaginato che la sua storia sarebbe stata trasformata in fiction. "Ci tengo però a ricordare - precisa - che questa serie non racconta la sua storia. Ma quella di tutti noi del rione sanità. Leggendo la sceneggiatura devo ammettere che sono cadute le mie prevenzioni sulla fiction. Spero che vedendo questa serie altri ragazzi possano comprendere quante possibilità ci sono in loro". Qualcuno trova singolare il suo modo, poco convenzionale e molto pragmatico, di essere prete. "Ma esserlo significa farsi compagno di strada degli altri.
Gesù si è incarnato nella realtà; dunque è lui che mi chiede di operare direttamente nella realtà". Non lo spaventano i rischi cui si è finora esposto. "Io credo in un tizio che ha vinto la morte. Dunque, se credo questo, che paura volete possa avere?".