Don Gallo e la kermesse in Duomo con tutti gli amici della sinistra

Don Gallo e la kermesse in Duomo con tutti gli amici della sinistra

Don Gallo a pugno chiuso, don Gallo con la sciarpa della pace, don Gallo dice sì alla moschea, no alla base Usa, «verità» sui fatti di Genova. Don Gallo ormai è un’icona mediatica. Invitarlo e applaudirlo è un’irresistibile moda per la sinistra radicale. Figuriamoci se poteva farsi sfuggire l’occasione l’amministrazione comunale di Milano, che è diventata l’emblema proprio di quella parte del centrosinistra che piace alla gente che piace, perché «sufficientemente contro» il centrodestra. Don Gallo poi è trasversale. È tutto un fare a gara per stringergli la mano: Don Gallo con Massimo D’Alema del Pd, con Maurizio Landini della Fiom, con Fausto Bertinotti di Rifondazione Comunista. Non c’è manifestazione che possa permettersi di farne a meno, se vuole ottenere il marchio della correttezza politico-culturale. Il paradosso poi è che l’ennesima piazza cittadina, trasformata in piazza di parte - un po’ come quella del 25 aprile - non sa probabilmente neanche chi sia o cosa faccia don Gallo, ma lo riconosce come «quello che va da Fazio», quello che è «un prete ma parla male del Vaticano», che recita la Costituzione dopo le preghiere, che è simpatico e fa venire in mente De Andrè o via Del Campo. Così il Comune lo ha arruolato con le «star» che dovranno animare la festa di Capodanno in piazza Duomo. Ci saranno Giuliano Palma, Vinicio Capossela e - altra presenza a quanto pare immancabile - il solito Paolo Rossi. Apriranno la serata alcune band emergenti della scena musicale milanese, e dalle ore 22 partirà la kermesse dei big. Poco prima della mezzanotte il brindisi. E insieme all’assessore alla Cultura Stefano Boeri sul palco ci saranno proprio Rossi, don Andrea e Andrea Ranieri, assessore alla Cultura di Genova. In piazza Duomo sarà allestita un’area ristoro con spumante e panettone, e il ricavato della vendita sarà devoluto alla Comunità di San Benedetto al Porto, guidata dal sacerdote, per gli alluvionati di Genova. Ci sarebbe da chiedersi chi o cosa autori a pensare che la sua Comunità coincida con Genova, o si sostituisca al Comune nel rappresentare le vittime dell’alluvione, o possa decidere come spendere le risorse che - ottima cosa - saranno frutto della solidarietà dei milanesi. Ma ormai la distinzione fra l’istituzione e lo schieramento politico sembra un’inutile orpello del passato, roba da liberali.
Non a caso a maggio don Gallo partecipò anche alla campagna elettorale di Giuliano Pisapia. Nel corso di un concerto alla Stazione Centrale, infiammò la piazza della sinistra: «L’Italia aspetta un grande segno - disse - Milano è stata capitale della rivoluzione tra la prima e la seconda repubblica, e ora arriverà anche la terza». «Ragazzi agitatevi - concluse citando Gramsci - abbiamo bisogno del vostro entusiasmo».

«Qui siamo alla stazione, da Milano parte il treno dei diritti - aggiunse chiamando Pisapia sul palco - Giuliano ti faccio da macchinista. Chi vuole salire?» chiese fra applausi e grida. Ora che il treno è partito, un po’ tutti si stanno accorgendo che porta sempre dalla stessa parte e con la stessa gente. Sono i soliti accordi.

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