Doni sotto torchio, trema la serie B

Due interrogatori carichi di dettagli e chiarimenti, che gettano altre ombre sugli ultimi tornei di B. In attesa che giungano sui tavoli della procura della Federcalcio gli atti dei pm di Bari e Napoli. La fase 2 dell’inchiesta sportiva sul calcioscommesse - basata sulle carte di Cremona e che vivrà una prima parte fino al 15 marzo - si è aperta sull’asse Roma-Milano: in uno studio legale del capoluogo lombardo l’audizione di circa 3 ore dell’ex capitano dell’Atalanta Cristiano Doni; negli uffici della procura federale nella capitale il lungo confronto (quasi 8 ore) con Filippo Carobbio. Grande collaborazione da parte di entrambi, in carcere lo scorso dicembre, ma ora sottoposti al solo obbligo di firma. Provvedimento deciso ieri anche per Zamperini.
Nel nuovo faccia a faccia con il pool capitanato da Palazzi (c’erano anche i delegati Pinna e Squicquero) Doni avrebbe sostanzialmente confermato quanto già dichiarato ai magistrati lombardi. L’ex nerazzurro, squalificato per tre anni e sei mesi dalla giustizia sportiva (e in attesa dell’arbitrato) per aver preso parte alla combine di Atalanta-Piacenza, non avrebbe fornito nuovi particolari sulle presunte manipolazioni delle gare Ascoli-Atalanta e Padova-Atalanta, al centro dell’attenzione della Procura federale. «Doni non è stato avaro nel raccontare i fatti - così il suo avvocato Salvatore Pino -. Rispetto a quanto detto al gip Salvini, c’era solo da aggiungere qualche dettaglio, tipo circostanze, date e frasi di interesse per il giudice sportivo».
Doni avrebbe parlato anche di Atalanta-Pistoiese del 2000. «Non posso dire nulla al riguardo - ha concluso Pino - ma è chiaro a tutti che si tratta di un episodio prescritto. Come sapete, Doni ha manifestato in alcune interviste il suo cambio di rotta rispetto a quell’unico episodio che ha macchiato la sua carriera, dunque ci aspettiamo qualche riconoscimento per questa presa di posizione».
Più lunga l’audizione del giocatore dello Spezia Filippo Carobbio. Volti scuri e bocche cucite all’uscita degli uffici di via Po, dove il calciatore è stato ascoltato da uno dei vice di Palazzi, Loli Piccolomini. «Abbiamo fornito opportuni chiarimenti», le uniche parole del legale dell’ex di Albinoleffe e Grosseto, che ha già collaborato fattivamente con il pm Di Martino a gennaio. Il centrocampista, che sarebbe coinvolto in almeno cinque incontri sospetti, dovrebbe aver parlato dell’episodio di Grosseto-Reggina, quando si rifiutò di calciare un rigore sull’1-2 per i calabresi, delle altre sfide dei toscani con Ancona, Empoli e Mantova e infine di Siena-Novara.

Su questa partita, Carobbio dovrebbe aver ribadito i contatti tra i giocatori di Siena e Novara per il pari e in particolare quello - tutto da verificare - tra Vitiello e Drascek nell’hall dell’albergo che ospitava i toscani. I due potrebbero essere inseriti nel nuovo elenco di audizioni della Procura Figc.

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