Donna accoltellata: dopo il marito fermata la figlia

Nadia Muratore

da Omegna (Verbania)

È sospettata di aver aiutato suo padre ad uccidere la madre mentre dormiva. O forse, peggio ancora, sarebbe stata proprio lei a infierire sul corpo della donna con dodici coltellate. Una storia già triste dove Antonio Sidoti, un uomo di 40 anni con problemi psichici, avrebbe ucciso la moglie, prende così una piega ancora più tragica. Complice dell'efferato delitto sarebbe stata la figlia appena sedicenne. Rinchiusa nel centro di prima accoglienza del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, la ragazza non versa una lacrima davanti al pubblico ministero che la interroga. Magra, piccola di statura, il volto reso ancora più minuto dalla tensione, l'unica frase che ripete da ore è sempre la stessa: «Io non c'entro». Gli inquirenti però non ne sono convinti ed emettono nei suoi confronti un avviso di garanzia, «un fermo per indiziata di delitto», per dirla con le parole del maggiore Giorgio Danusso, della Compagnia dei carabinieri di Verbania.
In poche ore la vita di questa ragazzina, che sognava di diventare parrucchiera, è stata completamente sconvolta. Sua madre è all'obitorio, suo padre è in carcere e i due fratellini, di 11 e 6 anni, sono stati affidati ad uno zio. Un incubo incominciato nella notte tra giovedì e venerdì che ritorna ogni volta che gli inquirenti le chiedono di ripercorrere quei tragici momenti. È notte fonda quando la ragazza chiama i carabinieri: «Venite, mia madre è stata uccisa». Quando i militari arrivano nella casa della famiglia Sidoti, ad Omegna, a pochi passi dagli stabilimenti che fabbricano le caffettiere più famose al mondo, si trovano di fronte una scena raccapricciante. Silvia Dragna, 40 anni, è stesa sul letto in un lago di sangue, nella pancia ha ancora il coltello con il quale è stata uccisa. Ai piedi del letto il marito, Antonio Sidoti, vestito di tutto punto, si tiene la testa tra le mani.
Dalla scena del delitto pare subito chiaro agli inquirenti la responsabilità del marito, che però si dichiara innocente. Il colpo di scena accade qualche ora dopo: i carabinieri setacciano palmo a palmo la casa degli orrori e, guidati dal luminol, trovano un coltello ripulito ma con ancora tracce di sangue della vittima. È questa scoperta, insieme ad altri indizi, che convincono il sostituto procuratore di Verbania, Nicola Mezzina, ad interrogare la minore insieme al suo legale e il pm dei minori di Torino, Valentina Sellaroli. Ancora ieri la ragazza è stata interrogata ed ha ricostruito con lucidità gli attimi salienti della tragica notte. «La mia cliente - ha affermato l'avvocato di Verbania Cristina Gulisano che, insieme al collega di Milano Stefano Zoia, difende la minore - è molto scossa, ma ripete con sicurezza la sua versione dei fatti e si dichiara innocente». Nelle tre ore trascorse da quando la famiglia è andata a letto a quando la figlia di 6 anni ha scoperto il corpo della madre, si nasconde il mistero della morte di Silvia Dragna. La donna potrebbe essere stata uccisa da due persone, ma non si esclude il coinvolgimento di una terza. Certo non un estraneo, dato che nessuno è entrato nell'appartamento oltre la famiglia Sidoti.

I rapporti familiari non erano molto sereni: mamma e figlia litigavano spesso e a volte i vicini sentivano i coniugi urlare fino a tarda notte. Antonio Sidoti, dal carcere di Verbania, si dichiara innocente. La figlia, dal Ferrante Aporti, urla le stesse parole di innocenza.

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