Donna soffocata nel divano: arrestato 41enne

Un uomo affetto da problemi psichici è stato arrestato  per l'omicidio di una donna trovata morta il 13 giugno scorso. Il cadavere era nascosto dentro un divano letto in un appartamento di via Valmaria

Milano - Accertato in un primo tempo come un tragico incidente, le indagini successive hanno rivelato la realtà dei fatti. Moira Del Tredici, 41enne, trovata morta soffocata lo scorso 13 giugno nel suo appartamento di via Valmaira, sarebbe stata uccisa dal fidanzato, Daniele De Masi, 42 anni, finito ieri in manette con l’accusa di omicidio volontario. La donna era stata trovata senza vita nell’abitazione, incastrata tra lo schienale e la seduta di un divano letto. Sul posto era immediatamente intervenuto il 118 su segnalazione dello stesso assassino. I medici avevano parlato di incidente domestico, ma le contraddizioni in cui è caduto De Masi durante gli interrogatori hanno alimentato i sospetti degli investigatori, che ieri hanno fatto scattare le manette ai suoi polsi.

La vicenda inizia con una telefonata al 118: De Masi in via Valmaira telefona urlando che la sua ragazza, sta male. In forte stato confusionale, aveva fornito il numero civico, la scala e il piano sbagliati agli operatori (il terzo della scala A), che dopo essere riusciti a raggiungere lo stabile esatto si erano trovati di fronte a una scena agghiacciante: il collo della donna era rimasto schiacciato contro la spalliera pieghevole del divano letto Ikea.

L’uomo racconta che la sera prima hanno bevuto molto e fumato stupefacenti. All’arrivo delle volanti in via Valmaira però, dopo la constatazione del decesso l’uomo, che si guadagnava da vivere con lavori saltuari da imbianchino, aveva detto di avere un appuntamento di lavoro in via Venini e che per questo si doveva allontanare. Racconterà poi che la donna stava saltando sul letto che si è chiuso all’improvviso togliendole l’aria e soffocandola. "Stava sempre sul letto e ci giocava spesso" avrebbe dichiarato durante l’interrogatorio. Il medico legale crede alla versione dell’uomo e il caso viene inizialmente chiuso come incidente domestico. Le pratiche poi arrivano al commissariato e il dirigente Mafredi Fava trova una serie di anomalie nella vicenda. Prima di tutto emerge il precedente di De Masi, condannato nel 2007 a 6 mesi per tentato omicidio in seguito ad un tentativo di strangolamento della ex fidanzata.

La donna era stata ricoverata all’ospedale Niguarda con due settimane di prognosi e il 42enne condannato a sei mesi di reclusione mai più scontati. Daniele De Masi inoltre aveva fatto parte del gruppo anarchico milanese che nel 2000 aveva occupato Villa Litta e per questo era stato destinatario di un avviso di garanzia per occupazione abusiva. Il 41enne con passato da squatter non aveva però perso il vizio, perchè al momento dell’arresto abitava in una casa occupata di via Val Cismon.

Tre giorni dopo alla lettura degli atti gli inquirenti hanno scoperto diverse incongruenze sugli orari delle chiamate al 118 e sul presunto appuntamento di lavoro che l'assassino avrebbe dovuto avere con un amico della coppia, un tassista di Milano. Sono poi emerse alcune discordanze fra la versione fornita ai soccorritori dall’uomo e quella invece raccontata dall'amico. Infine il dirigente del commissariato non riesce a credere che si possa rimanere incastrati in quel divano letto, che risulta essere lo stesso che lui ha in casa sua.

Qualche settimana dopo i poliziotti vanno in via Valmaira per accertamenti nell’appartamento e trovano i sigilli rotti. «De Masi è venuto e ha tentato di portare via il divano letto», dicono i vicini agli agenti. Così la procura dispone tre perizie sul divano. I periti provano in tutti i modi a forzare l’arredo con pesi di varie dimensioni ma l’esito delle prove è lo stesso: non è possibile che il letto si chiuda all’improvviso uccidendo la persona che ci sta dormendo o saltando sù. Durante le indagini poi De Masi chiama 5 volte il 113 dicendo che si vuole uccidere perchè si sente in colpa del fatto che la sua fidanzata sia morta senza che lui possa aver fatto nulla per impedirlo. Inoltre, in base alle ricostruzioni, dopo la morte della fidanzata De Masi aveva tentato di ristabilire i contatti con le sue ex fino ad ottenere un appuntamento con quella che soltanto tre anni fa aveva provato a strangolare. L’inchiesta ha messo in luce la gelosia ossessiva dell’uomo che, insieme con un «carattere possessivo e violento», si traduceva in continui litigi con la vittima che soffriva di problemi d’alcolismo e viveva di lavori saltuari come baby-sitter o dipendente per ditte pulizie.

Alla base del suo comportamento violento ci sarebbe una ingiustificabile gelosia di De Masi che sospettava una relazione segreta tra la fidanzata e il comune amico tassista.

La donna, dalla corporatura gracile, sarebbe quindi stata chiusa nel divano dall’uomo durante una lite e sarebbe rimasta soffocata dal peso delle sue stesse gambe schiacchiate contro la cassa toracica. Il giudice di Milano ha quindi firmato un ordinanza di arresto a carico di De Masi che ora si trova nel carcere di San Vittore. L'uomo non ha confessato l’omicidio.

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