Le donne che scelgono il burqa non avranno la carta d’identità

Niente carta di identità per le donne musulmane che portano il velo integrale, il burqa o il niqab. Lo ha deciso la Corte suprema indiana. La decisione è arrivata dopo il ricorso di un uomo musulmano il quale non voleva che sua moglie venisse fotografata per la carta di identità in quanto la foto violerebbe l’Islam e il diritto fondamentale di praticare e professare la propria religione. La corte ha detto che se le donne non devono essere fotografate, significa che non vogliono mostrarsi in pubblico, di conseguenza non possono essere candidate e neanche esercitare il diritto di voto, perché una donna in burqa non potrebbe essere riconosciuta, come neanche una che indossa in niqab, il velo che ha solo una fessura per gli occhi. Per la corte, una foto identificativa non può essere scattata a una donna con il volto coperto. Il ricorso dell’uomo partiva dal presupposto che secondo il Corano e la tradizione, solo il marito può vedere il viso della propria moglie. L’uomo ha detto che le donne musulmane non sono contrarie alle carte di identità o al proprio diritto al voto, ma alla pratica di mostrare il volto su tutti su documenti pubblici. La sentenza della Corte suprema sta già provocando proteste negli ambienti radicali musulmani e si appellano alla costituzione indiana che prescrive il rispetto delle regole di tutte le religioni. Ma il dibattito sul velo coinvolge anche l’Europa. La Gran Bretagna ha preso le distanze, attraverso il sito internet di Downing Street, dalla Francia che ha chiesto l’adozione di alcune disposizioni legislative per bandire il velo islamico integrale dai luoghi pubblici.

«Il governo non condivide la posizione della Francia sulla secolarizzazione», hanno precisato le autorità britanniche, rispondendo a una petizione online che ha chiesto al premier Gordon Brown di intervenire per impedire l’interdizione del velo. «Nel Regno Unito, siamo a nostro agio con l’espressione delle diverse convinzioni attraverso il turbante, l’hijab, la croce o la kippah - si legge sul sito del governo.

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