Roma - Torna l'incubo per Ivan Basso. A venti giorni dal via del Giro d'Italia, il corridore varesino ripiomba nei guai. Ancora una volta ad accerchiare il vincitore della corsa rosa del 2006 i presunti legami con il dottor Eufemiano Fuentes. Riesplode infatti il caso dell'Operacion Puerto sul doping condotta dalla polizia spagnola, la stessa che aveva portato alla luce la lista nera di 58 ciclisti e che ha incastrato il tedesco Jan Ullrich. La procura antidoping del Coni, che il 12 ottobre scorso aveva chiesto l'archiviazione del procedimento (richiesta accolta dalla giudicante della federciclismo), ha deciso di convocare di nuovo Basso il prossimo 2 maggio.
E la Discovery Channel, nuova squadra del ciclista varesino, lo ha sospeso. La Discovery ha "richiesto" a Ivan Basso di non partecipare alle corse "fino a che non saranno arrivate" ulteriori informazioni dall'Italia circa le nuove indagini "sul coinvolgimento del ciclista italiano nell'Operacion Puerto". Con un comunicato ufficiale, quindi, la squadra ha annunciato la sospensione di Basso. "Continueremo a stare al fianco di Ivan e intendiamo continuare a cooperare con tutte le parti coinvolte fino a che l'inchiesta non si sarà conclusa", ha detto Johan Bruynell, il direttore del team. "Quello che sta accadendo non è piacevole, ne ho parlato con Ivan e lui stesso è molto frustrato, ma d'accordo con noi per la decisione presa".
L'inchiesta è stata riaperta per cercare di appurare il coinvolgimento del corridore italiano nello scandalo doping: la chiave di volta sarà, qualora verranno richieste, come sembra, da magistrati ordinari le sacche di sangue già sequestrate a Fuentes e presumibilmente appartenenti allo stesso Basso per fare il test del dna e accertarne una volta per tutte la paternità. Quello che è avvenuto in Germania con Ullrich (altro nome che spiccava nell'elenco dell'Operazione spagnola), incastrato proprio dal test fatto fare dalla procura tedesca.
Basso rischia di saltare così il Giro d'Italia, e intanto non è partito per il Belgio e non sarà alla partenza della Freccia Vallone. La decisione è stata presa di comune accordo tra il manager della Discovery Channel, Johan Bruynel, e lo stesso corridore. L'annus horribilis di Basso non è affatto finito. Eppure il varesino aveva tirato un sospiro di sollievo il 27 ottobre scorso quando la giustizia sportiva lo aveva tirato fuori dai guai, decretando l'archiviazione del caso. Erano stati 105 giorni d'inferno per il campione catapultato dall'altare della maglia rosa alla polvere dei sospetti di doping: Basso, come Ullrich cliente di Fuentes capo della centrale di doping ematico scoperta a maggio in Spagna.
Si trattava dell'Operazione Puerto che condusse all'arresto del medico. Subito dopo nove corridori tra cui anche Basso ed Ulrich furono esclusi dal 93/o Tour de France alla vigilia del via a Strasburgo. L'inchiesta condotta dall'Unità Operativa della Guardia Civil è partita a febbraio, ma ha raggiunto effetti dirompenti a fine maggio, sollevando il velo sullo scandalo doping spagnolo legato al team Liberty Seguros di Manolo Saiz e sulle pratiche sospette (autoemotrasfusione, vietata dai regolamenti internazionali e classificata come doping) dello stesso Fuentes.
Ecco le principali tappe della vicenda Basso.
29 giugno: secondo la radio privata spagnola Cadena Ser i nomi di Jan Ullrich e Ivan Basso apparirebbero nel dossier dell'istruttoria giudiziaria sulla rete spagnola del doping.
30 giugno: alla vigilia della partenza del Tour de France Basso viene escluso dalla corsa.
26 luglio: "Alla fine sarà una grande bufala". Così il presidente della Federazione ciclistica italiana, Renato Di Rocco, definisce l'inchiesta 'Puertò della Guardia Civile di Madrid e prende le difese di Basso.
17 agosto: i nomi di sette ciclisti, fra i quali Basso e Ullrich compaiono in un fax scritto a mano ed inviato da Fuentes. Lo rivela il giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung.
29 agosto: Basso viene interrogato dalla Procura antidoping del Coni. L'Uci annuncia "nuovi elementi sui ciclisti coinvolti nell' inchiesta Operacion Puerto".
23 settembre: è scontro sull'antidoping tra l'Unione ciclistica internazionale (Uci) e la Wada, l' Agenzia internazionale deputata ai controlli sull'uso delle sostanze proibite. Si torna a parlare del test del Dna.
9 ottobre: il Tribunale di Madrid sconfessa l'Uci.
12 ottobre: la Procura antidoping del Coni chiede l'archiviazione.
27 ottobre: la commissione giudicante della federciclismo dispone l'archiviazione.
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