Premessa metodologica: siamo stati e restiamo convinti che - nonostante moltissimi errori, prima, durante e dopo le elezioni - Sandro Biasotti sia stato il miglior presidente che la Regione Liguria abbia mai avuto, capace di volare alto, di pensare in grande, di guardare al futuro, anzichè limitarsi a gestire lesistente. E siamo altrettanto convinti che, se fosse stato eletto lui anzichè Claudio Burlando, le cose per i liguri sarebbero andate molto meglio. In giro, ci sono già troppi biasottiani pentiti (dopo le elezioni, si badi bene, non prima), per iscriverci al poco dignitoso club dell8 settembre di casa nostra.
Fatta la premessa, occorre guardare la realtà. E raccontare le cose con serenità. Partendo da una cosa che non centra nulla con Biasotti: il margheritista Giovanni Paladini ha deciso di tornare a casa e di aderire al gruppo della Margherita, anzichè farsi un gruppo in proprio, evitando a Uniti nellUlivo la vergogna di dividersi in tre il giorno dopo le elezioni. Limitandosi a dividersi in due: la Margherita e i Ds. Come dire? Disuniti nellUlivo, sì; ma Disinutini, non Disunitoni.
Eppure, Paladini se avesse voluto, tecnicamente, avrebbe potuto farsi un gruppo da solo: lo chiamava «Uniti nellUlivo», che non esiste in consiglio regionale, e nessuno glielo impediva. Lo dicono i regolamenti che spiegano che, se un simbolo è presente sulle schede elettorali, può dar vita a un gruppo autonomo in via Fieschi.
È roba da Alka Seltzer, che però Sandro Biasotti ha affrontato sul serio, incurante del pericolo di mal di testa. Arrivando però alla soluzione opposta rispetto a quella che ha permesso a Paladini di recuperare un minimo di credibilità. Biasotti, ha approfittato del fatto che a fianco del suo nome cera un simbolo diverso da quello degli «arancioni» con la sua faccia, la sua barba e il suo nome, per farsi un gruppo solitario: «Per la Liguria». Distinto, ma non distante da quello che si chiama «Per la Liguria - Sandro Biasotti» e dove siedono i suoi seguaci.
Riteniamo questa scelta sbagliatissima. Così come riteniamo sbagliata quella di Franco Rocca, sindaco di Zoagli e consigliere regionale biasottiano, che non ha ancora scelto se lasciare la Regione o il Comune. Abbiamo duramente censurato i primi cittadini di Savona e Santo Stefano Magra Carlo Ruggeri e Minella Mosca, diessini, perché si comportavano in questo modo. Costringendo i loro concittadini a sorbirsi per un anno un sindaco facente funzione, mai eletto da nessuno. Tutto legittimo per carità. Ma esteticamente brutto sia per i sindaci rossi, sia per quelli arancioni. E Il Giornale, si sa, non fa sconti cromatici.
Labbiamo scritto e labbiamo ripetuto allo sfinimento, sperando che Biasotti e i suoi ci ripensassero. E invece. Vanno avanti sulla cattiva strada dei due gruppi separati. Perdendo una duplice opportunità: quella di dare una lezione al centrosinistra, prima del gesto di Paladini. E quella di essere almeno pari al centrosinistra, dopo la scelta di Paladini.
Perchè il nostro amico Sandro lo fa? Per due segretarie in più? Facciamo una colletta fra i nostri lettori. Per essere il «collante della coalizione»? Difficile spiegare che un gruppo in più incolla più di un gruppo in meno.
Se questa è la nuova politica, forse è meglio tenersi la vecchia.
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