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Il Dragone divora cotolette: la cucina milanese vola in Cina

La cucina milanese brilla anche nel paese del Dragone. Al punto che in Cina il risotto allo zafferano e la cotoletta non hanno nulla da invidiare, quanto a notorietà, agli spaghetti di soia e al pollo alle mandorle. Accade allora che a Shanghai, che con Milano ha in comune il ritmo frenetico della vita e il fatto di essere il cuore economico della nazione, lo spirito d’intraprendenza lombardo - anche e soprattutto tra i fornelli - sia guardato di buon occhio. Ne sa qualcosa Aldo Pagani, che ha ben pensato di portare in città un’attività simile a quella della nota gastronomia Peck. «Ovviamente - spiega - Peck si sviluppa su migliaia di metri quadrati e vanta una storia ultracentenaria, mentre noi abbiamo bisogno di meno spazio e in 500 metri quadrati proponiamo un servizio di ristorazione, panetteria, pasticceria e gelateria. Il tutto con prodotti rigorosamente italiani».
«Milano» è il nome del locale che, non a caso, sorge proprio accanto alla fiera, luogo particolarmente caro ai meneghini, specialmente dopo la recente vittoria dell’Expo 2015. Nel menu oltre ai tradizionali piatti di pasta, carne e pesce, un buon risotto allo zafferano, nervetti in insalata, gelatina di pollo e patè. Ovviamente la pietanza più richiesta, nemmeno a dirlo, è il risotto. «L’idea è nata a Milano e la scelta del nome è dovuta alla sua facile memorizzazione e alla sua evocazione del concetto di una città completa sotto tutti i punti di vista». «La gran parte dei milanesi a Shanghai - continua Pagani - vive nella parte opposta della città, il Puxi, ma spesso vengono a trovarci qui nel Pudong, perché, a differenza di tanti altri ristoranti, la nostra cucina è più casalinga e si basa su prodotti che noi stessi importiamo, dato che il nostro punto di riferimento è Peck». Quanto al legame tra le due metropoli, separate da una lunga distanza geografica e culturale, Pagani non fa troppe concessioni: «Milano e Shanghai si somigliano ben poco. La seconda non possiede ancora lo stile della prima e ci vorrà del tempo prima che l’acquisisca. Per ora il suo problema è superare Hong Kong».
Pagani, comunque, non è l’unico milanese ad aver tentato la strada della ristorazione a Shanghai. Altri si sono spinti fin qui, ottenendo buoni risultati. Un anno e mezzo fa una squadra di cinque giovani ha lanciato, nel centro della città - in una zona che pullula di uffici - il primo ritrovo per gustare il vero panino italiano, ricco di farcitura. Proprio come quello che si consuma - spesso in tutta fretta - dalle parti del Duomo prima di tornare alla scrivania. «Il Panino» in Beijing Road - anche in questo caso il nome è semplice ed evocativo - serve una clientela di manager di ogni nazionalità che a ora di pranzo affollano il locale. La prima delizia è per la vista, con una grande foto di Monica Bellucci all’ingresso, poi tocca al palato con sostanziosi panini intitolati ai più grandi giocatori italiani. A fine lavoro, inoltre, dopo le 18, sono tutti invitati ad accomodarsi per l’immancabile happy hour. «Abbiamo introdotto a Shanghai, con un tocco di gusto, il pasto di metà giornata tipicamente milanese» dichiara il manager Santo Greco. Milanese anche nel prezzo, che si aggira tra i 4 e i 5 euro, un po’ al di sopra degli standard locali. «I cinesi però - confessa Greco - non sono abituati ai panini, è per questo che il nostro menù comprende anche paste e insalate e presto apriremo altri due locali, con un nuovo arredamento e un’ampia gamma di piatti italiani. Il nome, comunque, resterà lo stesso». E il panino, come emblema dell’Italia, è anche il cavallo di battaglia di un’altra chicca dell’imprenditorialità milanese a Shanghai: la versione super elegante della nota panineria De Santis, realizzata dalla famiglia Moratti al Bund, uno dei quartieri più chic e frequentati dal «popolo della notte».

Anche qui, la carrellata di pane e companatico di classe si associa all’offerta di vari tipi di caffè, cioccolate, dolci e aperitivi. Il tutto in un ambiente, ideale sia per il relax, che per la discussione di trattative d’affari. Come dire: chi è di Milano, pensa sempre al lavoro. Anche nei momenti di pausa.

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