Il dramma degli scomparsi Uno su due è un bambino

Ogni giorno a Milano due persone salutano normalmente, come sempre, famigliari e parenti, chiudono la porta di casa e spariscono senza più lasciare notizie di se. E almeno uno è anche minorenne. E allora inizia la solita trafila, denuncia, ricerche, attesa. Poi nel giro di qualche settimana l’incubo finisce per almeno tre quarti degli scomparsi, rientrati spontaneamente o rintracciati dalle forze di polizia. Gli altri invece svaniscono nel nulla e di loro non si avrà mai più notizia.
Un vero incubo che ha portato il ministero dell’Interno a istituire il Risc, Ricerca persone scomparse, una banca dati nazionale dove confluiscono le informazioni essenziali di tutte denunce. Ma anche particolari sui cadaveri senza nome finiti in qualche obitorio. Perché è proprio qui che spesso può finire la folle corsa dello scomparso: sono un migliaio in Italia i corpi di persone sconosciute, 141 il Lombardia, una cinquantina a Milano. Avere finalmente un unico «date base» dove incrociare questi dati, può consentire di identificare persone decedute, anche se provengono dall’altro capo del Paese.
La ricerca degli scomparsi impegna ingenti energie dello Stato, poiché coinvolge dolorosamente ogni anno oltre 22mila famiglie. A Milano l’anno scorso sono stati 759 le persone che hanno lasciato casa: 324 erano minorenni, 383 avevano fino 65 anni, 52 oltre. Leggermente superiore l’andamento del 2010, in quanto al 17 novembre erano già 735, anche se con gli stessi rapporti: 326 adolescenti, 359 adulti, 50 anziani. Un quota consistente è vittima di disagio psichico, soprattutto tra gli over 65, poche le «vittime di possibili reati», mentre un terzo degli anziani e quasi tutti gli adulti e gli adolescenti, si sono allontanati volontariamente. Insomma sono scappati da casa. E i famigliari dopo qualche ora di angosciosa attesa si precipitano a bussare alle porte di una caserma di carabinieri o di un commissariato.
Essenziale per sperare in un rapida soluzione del caso, fanno sapere in Questura, è che la denuncia della scomparsa sia tempestiva e dettagliata. I dati vengono infatti immediatamente girati a tutti gli uffici di Polizia (Polaria, Polfer, Polizia di Frontiera), Carabinieri, Capitanerie di porto, ospedali e istituti di medicina legale. Contemporaneamente inizia l’attività di analisi del singolo caso, sulla base anche di un preciso protocollo ministeriale che prevede l’individuazione dello scenario e dei soggetti coinvolti, la pianificazione delle diverse fasi operative e i rapporti con famigliari e mass media.
Indispensabile infatti raccogliere la maggior parte di informazioni per capire quali relazioni abbia sviluppato lo scomparso e quindi di conseguenza dove possa essersi appoggiato o abbia trovato aiuto nella sua fuga. Soprattutto nel caso non disponga, in particolare i minori, di risorse economiche per mantenersi nella fuga. In casi particolari, quando è possibile circoscrivere una precisa area di ricerca, vengono coinvolti sommozzatori, unità cinofile, protezione civile, elicotteri. Tutte attività che comunque non sempre danno esiti certi e in tempi brevi. Quindi è necessario attendere notizie da un casuale controllo stradale ma anche da un ospedale o peggio ancora da un obitorio. Dove spesso finisce un morto senza alcun documento. In questo caso è essenziale che al Risc arrivino, oltre il sesso e l’età, anche i cosiddetti dati «antropometrici», come statura, colore degli occhi, eventuali cicatrici, fratture o tatuaggi, arcate dentali. Da confrontare con le stesse caratteristiche di tutti morti senza nome nei diversi obitori.
Anche se non tutte le scomparse finiscono in maniera tragica, anzi almeno il 75 per cento delle persone torna spontaneamente oppure, nel 40 per cento dei casi, viene rintracciata dalle forze di polizia. Ma è un dato per difetto perché molti casi non vengono comunicati per banale distrazione e dimenticanza. Su 1.494 scomparsi dal 1° gennaio 2009, 1.161 sono ora in famiglia, percentuale inalterata nelle tre diverse fasce di età. In dettaglio: 493 minori su 650 (di cui 195 rintracciati da polizia o carabinieri), 592 adulti su 742 (258 dalle forze dell’ordine) e 76 anziani, 16 dei quali ritrovati da uomini in divisa. Ne rimangono ancora tanti, per le statistiche dalle questura sono 333, di cui 157 adolescenti, 150 adulti e 26 anziani.

Molti si sono ormai rifatti una vita in Italia o all’estero. Qualcuno però non potrà più fare ritorno e il suo corpo è nascosto chissà dove o è finito in qualche obitorio, alla voce «sconosciuto». Qui rimarrà un anno poi sarà sepolto sotto una lapide.

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