Waterboarding, posizioni forzate, privazione del sonno. Dopo il raid in cui è rimasto ucciso Osama Bin Laden, si torna a parlare dei sistemi di tortura che sarebbero stati usati a Guantanamo. La possibilità che le soffiate sui corrieri che hanno portato al compound di Abbotabad siano state strappate a detenuti della base-prigione ha riacceso il dibattito in Gran Bretagna e anche negli Usa sui metodi forti di interrogatorio condannati dalle organizzazioni per i diritti umani e dalla stessa amministrazione Obama.
Khalid Sheikh Mohammed, il cervello dell11 settembre, fu per 183 volte soggetto alla tortura dellannegamento simulato: sarebbe stato lui a dare alla Cia il nome del corriere personale di Osama Bin Laden, scrive il Daily Telegraph citando fonti americane. Ma la stessa fonte ha precisato che Mohammed ha continuato a parlare per anni dopo labbandono del metodo del waterboarding e che linformazione sul corriere arrivò solo in un secondo momento, quando i metodi forti per far parlare i prigionieri erano stati accantonati, come confermato anche dallex Segretario di Stato Donald Rumsfeld.
Ciò nonostante le polemiche non sono mancate. Nel Regno Unito ci si arrovella sulle implicazioni morali delle guerre al terrorismo, il premier David Cameron ha detto che «la tortura non è mai giustificata e spesso porta a informazioni inaffidabili».
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