La droga incentivi e l’erosione della profittabilità

A Ginevra si ammirano le novità al Salone, ma si parla soprattutto del mercato dell’auto. In febbraio sono state immatricolate, in Italia, 200.560 vetture (+20,5%), nel primo bimestre 407.580 (+25,4%). Dati corretti, ma fuorvianti. Alimentano, infatti, illusioni che durano solo lo spazio di un mattino. In realtà, gli ordini di auto sono in forte flessione con la fine degli incentivi statali ed è atteso il crollo delle vendite per aprile.
Si stima che il mercato 2010 chiuderà a 1,7-1,8 milioni di veicoli, mentre gli ordini crolleranno dai 2,3 milioni del 2009 a 1,5 milioni. A serio rischio sono almeno 10-15mila lavoratori nelle concessionarie. A Ginevra, Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat, dopo aver espresso un certo ottimismo sull’andamento a breve termine dell’industria dell’auto («la fase di crisi sta per essere superata, ora sì può progettare il futuro»), ha stimato per il 2010 un mercato italiano dell’auto, privo di incentivi, a 1,7-1,75 milioni di unità. «Ci vorranno 3-4 anni - ha aggiunto - per tornare alla normalità». Preoccupazione anche in Germania dopo lo stop ai bonus.
Il mercato tedesco rischia di piombare in un lungo tunnel: le vendite di febbraio hanno registrato una flessione del 29,8% sul secondo mese del 2009. Il mese scorso è stato positivo per poche marche, tra cui Bmw e Land Rover, mentre Mercedes ha limitato il decremento all’11,9%. In febbraio, il gruppo Bmw ha segnato una crescita globale del 14% nelle vendite. Anche grazie a questo risultato, il presidente Norbert Reithofer ha affermato a Ginevra che «ci aspettiamo di immatricolare oltre 1,3 milioni di veicoli, quest’anno, e nonostante il calo del 4,7% nei ricavi a 50,68 miliardi, abbiamo raggiunto il target 2009 dell’utile pre-tasse». Soddisfazione quindi.
Timori anche in Spagna. I bonus statali continueranno per qualche mese, ma poi cesseranno. La seconda parte dell’anno risentirà pesantemente della fine delle agevolazioni con l’aggravante di un aumento dell’Iva previsto in luglio.
Per rivitalizzare l’intera industria automobilistica russa, che lo scorso anno ha conosciuto uno dei suoi anni peggiori dell’ultimo decennio, il governo di Mosca investirà massicciamente: fino a 600 miliardi di rubli, 15 miliardi di euro, entro il 2020.
Gli incentivi hanno sostenuto il mercato italiano per due anni e hanno consentito un parziale rinnovo di un parco auto obsoleto, ma hanno finito per drogare pesantemente il settore. La maggior parte dei costruttori ha operato più sui volumi che sulla profittabilità. Ora li attende il duro rientro alla normalità con la fine dei prezzi super scontati.


Si farà fatica ad accettare il listino reale in tutta la sua crudezza. Se i costruttori sceglieranno di sedurre l’automobilista ricorrendo a nuove super agevolazioni rischieranno di erodere i margini di profitto necessari per gli investimenti.

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