Il Ducato (musicale) degli Sforza in un volume di Classic Antiqua

Buon sangue non mente. Già nel lontano Quattrocento, il cuore dell'artigianato di pregio e tecnologia inventiva, ovvero di moda e design, batteva a Milano. La Milano dei lussi di Galeazzo Maria Sforza, sorta di Emiro di Dubai dei tempi d'oro (però), nei cui indici di spesa figuravano i lauti finanziamenti per l'arte e la musica in particolare. Un mecenate che fece della città un vivaio musicale invidiabile, calamita degli artisti di punta, accaparrati a suon di quattrini e in tacita concorrenza con le altre corti.
Di questo e altro si narra ne La Milano degli Sforza. E' un agile volumetto corredato di cd che inaugura la collana di pubblicazioni bimestrali Classic Antiqua, serie di testi dedicati a un luogo e a un'epoca storica riletti attraverso la lente musicale. Nel numero milanese, il racconto spigliato e frizzante di Carlo Fiore fa tutt'uno con una guida pratica per riscoprire la Milano tra Quattro e Cinquecento. Non manca una guida all'ascolto ai brani del cd, musiche di Agricola, Compère, Martini, e altri maestri fiamminghi a Milano in epoca galeazzesca. Esegue l'ensemble Odhecaton diretto da Paolo Da Col. Il taglio è divulgativo. Si parla di musica in senso stretto, ci si addentra nelle questioni dello star system dell'epoca, percorrendo ad esempio le vicende di faccendieri musicali, sorta di agenti, in giro per l'Europa a pescar talenti da offrire al nobile di turno.

Artisti che in mezzo secolo doppiarono - e qualcosa di più - gli onorari, fino alla golden age degli anni Settanta quando la politica d'ingaggio affidata a compensi stellari ci rammenta le modalità di reclutamenti dei calciatori d'oggi. Età aurea che verrà meno alla fine del secolo: urgono le guerre, cambiano le priorità. Ne seppe qualcosa Leonardo da Vinci.

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