Le due anime di Pato: «Tra Roma e Brasile amore interminabile»

Con l’arrivo di Juan e Cicinho la Roma ha confermato quel feeling particolare che la lega al calcio ritmato carioca. Da Falcao a Cerezo, da Aldair a Cafu, un film lungo anni di cui Roberto Moure detto Pato, «fratello di latte» di Falcao, ricorda ogni scena.
Pato la Roma si è tinta nuovamente di verde-oro. Che effetto fa?
«A me che sono brasiliano fa estremamente piacere e da tifoso mi rassicura. La Roma che ha vinto in questi ultimi anni aveva infatti sempre fra le sue file giocatori brasiliani, come le squadre europee che hanno trionfato la scorsa stagione».
Quello dei giallorossi per i brasiliani è vero amore...
«E Falcao ne è stato la scintilla. È stato lui a far nascere questo amore fra la Roma e il Brasile, e viceversa. Nel mio Paese la Roma è probabilmente la squadra più amata, quella più seguita. Anche grazie alla folta colonia di italiani che vive in Brasile».
Juan come Aldair, Cicinho come Cafu, le analogie si sprecano...
«Personalmente nel calcio non amo i paragoni. Ogni calciatore ha una storia a sé. La sua testa. Il calcio è anzitutto una questione di testa: come soleva ripetere un fine conoscitore di questo sport, il calcio inizia dal collo in su».
Kakà ha addirittura paragonato il gioco della Roma a quello della nazionale verdeoro...
«Il calcio in Brasile è musica, allegria, gioia, e il modo di giocare di Spalletti si adatta a meraviglia a questo modo d'interpretarlo. Ha insegnato ai suoi uomini a giocare con scioltezza, senza remore, pensando a divertirsi e a divertire».
Riesci a immaginare una Roma senza Mancini, richiesto negli ultimi giorni dal Lione?
«Mancini è uno straordinario giocatore e un grande professionista che ha ancora ampi margini di miglioramento. Privarsene sarebbe un delitto».
Ci sono giovani talenti brasiliani che la Roma deve tener d’occhio?
«La Roma è sempre molto attenta a quello che succede in Sud America. Penso sia stata la prima a interessarsi del giovane Pato, ma il costo dell’operazione era eccessivo.

A ogni modo confido molto in Bruno Conti, che è un grande esperto di calcio e, presto o tardi, sono sicuro che porterà nella Capitale un nuovo fenomeno. Per non parlare dei giovani brasiliani che militano con la Primavera e sui quali la società conta molto».

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