Un altro banchiere in panchina. Dopo Auletta Armenise, uscito, dalla solidissima Ubi, oggi è la volta di Modiano che lascia Banca Intesa. La crisi finanziaria fa le sue prime vittime? Non è solo così. Sia Intesa sia Ubi sono due banche solide, hanno perso terreno in Borsa, come tutti, ma restano tra le più floride del sistema. Le ragioni di queste uscite sono più «politiche». E se si vuole molto locali. Auletta resta stritolato dalle incomprensioni tra Brescia e Bergamo, città fondatrici della banca. Mentre Modiano subisce i colpi dei nuovi assetti di potere di Torino. Dove nei mesi scorsi si è consumata una battaglia all’ultimo coltello per il controllo della Fondazione che ha il più importante pacchetto di azioni di Intesa (segue, si intende, la quota traballante di Zaleski). E a vincerla è stato quel binomio Chiamparino-Benessia che ha messo nell’angolo il ruolo di Salza. L’uomo che riuscì con Bazoli a costruire le condizioni per la fusione Intesa-Sanpaolo è oggi isolato e il terreno gli sta franando intorno. Modiano è rimasto in mezzo a questo cambiamento di poteri: ne è la prima vittima. Al suo posto arriverà un uomo di strettissima colleganza con Passera: Micheli. Si tratta di uno spostamento deciso dell’asse della banca sul fronte milanese e su quello di Passera in particolare. Con i due presidenti indeboliti: Bazoli (cds) per la vicenda Zaleski (ieri confermato in Mittel) e Salza (cdg) per la sconfitta in Fondazione.
Sul fronte torinese, da oggi in poi, Salza si troverà nell’imbarazzante situazione di dover spiegare in città il motivo dello scivolamento della banca verso Milano e i suoi manager.
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