Due condanne a morte per il latte avariato alla melamina

Pechino La Cina ha usato la mano pesante nello scandalo del latte contraffatto alla melamina. Due condanne a morte sono state inflitte alle persone ritenute colpevoli della contraffazione, che ha causato la morte di almeno sei neonati e ne ha fatti ammalare 300mila.
Agli altri imputati il tribunale di Shijiazhuang, nel nord della Cina, ha inflitto una valanga di anni di carcere, con condanne che vanno dai cinque anni di prigione all’ergastolo. Il carcere a vita è toccato tra gli altri a Tian Wenhua, 66 anni, una delle imprenditrici più note della Cina ed ex-presidente dell’impresa che è stata al centro dello scandalo, la Sanlu.
Dei due condannati a morte uno, di nome Zhang Yujun, era un produttore e commerciante di melamina, una sostanza tossica che aggiunta al latte ne faceva apparire falsamente alto il contenuto proteico. L’altro, Geng Jinping, avrebbe invece venduto alla Sanlu del latte al quale era stata già aggiunta la sostanza velenosa. Un altro degli imputati ha avuto una condanna a morte «sospesa», cioè che verrà riconsiderata e probabilmente trasformata in ergastolo. Condanne che vanno dall’ergastolo ai cinque anni di prigione sono state inflitte agli altri imputati, produttori e commercianti di melamina e dirigenti della Sanlu.
Le sentenze sono state pronunciate mentre davanti al tribunale erano radunate decine di parenti dei bambini morti e di alcuni di quelli che si sono gravemente ammalati con la melamina, una sostanza usata nella produzione di colla che può provocare gravi danni al fegato e ai reni. Solo una delle famiglie delle vittime ha accettato il risarcimento di circa 22mila euro offerto dalla Sanlu e ha ritirato la denuncia contro l’impresa. Alcuni dei parenti delle vittime chiedevano a gran voce le condanne alla massima pena: «Una morte per una morte!», gridava una donna di 48 anni, nonna di una bambina morta in giugno.


Le sentenze sono state emesse a ridosso della settimana di festa per il Capodanno cinese, che si celebra lunedì prossimo in un’atmosfera già tesa per la grave situazione economica che ha causato la perdita di milioni di posti lavoro. La volontà di placare un’opinione pubblica critica verso il comportamento del governo nelle prime fasi dello scandalo potrebbe non essere estranea alla scelta del momento per l’annuncio delle severe condanne.

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