Due giorni di versi: un pic-nic per capire se in città c’è poesia

Da domani alla Palazzina Liberty un festival con i più grandi autori mondiali. Spazio anche alla musica

Francesca Amé

C'è un signore robusto vestito di bianco, gilet compreso. Ce n'è un altro con elegante bastone al suo fianco e immancabile accento di Oxford. Conversano in inglese con un americano in jeans e con un cinese dai capelli scarmigliati. Attorno a loro, signore e signori di età e Paesi diversi. Ieri, il parco della Palazzina Liberty di Largo Marinai d'Italia ospitava una cricca insolita seduta su sedie a semicerchio e con una tovaglia rossa al centro con pane e pizzette per tutti. Jazz in sottofondo. Silenzio, anzi no, parole in libertà: è l'ora della poesia. Si presenta così la prima edizione di «Milano Festival Internazionale di poesia» (inaugurazione: questa sera, ore 18) che domani e domenica riempirà la Palazzina Liberty di versi in tante lingue. Oltre cinquanta i poeti invitati per questo primo grande meeting: ci sono i milanesi Giancarlo Majorino, Tomaso Kemeny, Franco Loi, Roberto Mussapi, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis e poi Patrizia Valduga, Vivian Lamarque e Alda Merini. «Quasi tutti i più bravi poeti italiani vivono a Milano», commenta compiaciuto Stefano Zecchi, assessore alla Cultura. E per un attimo ti chiedi se la poesia contemporanea sia una reazione (una fuga?) alla città o non potrebbe vivere senza. In questo festival nove sono i Paesi rappresentati. Il signore vestito di bianco, ad esempio, è il poeta Gèza Szocs, già eroico oppositore del regime di Ceausescu, che scrive nella lingua dei magiari della Transilvania, minoranza etnica rumena. Il giovane cinese dai capelli lunghi è l'entusiasta Yang Lian, già candidato al Nobel e in esilio a Londra. Michael Davidson, direttamente dagli Stati Uniti, elogia il fatto che «un festival è finanziato solo da fondi pubblici, senza sponsor». Domani arriveranno a Milano anche Younis Tawfik, scrittore iracheno e la poetessa cilena Kuveh Rayen. Il suo nome significa «Fior di Luna» e reciterà versi in lingua Mapuche, un idioma in via d'estinzione che cerca di mantenere in vita. E poi: Davide Rondoni, Giuseppe Conte, Valerio Magrelli, Mario Santagostini, Lorenzo Scandroglio e altri.
A meno di un anno dall'inaugurazione della «Casa della Poesia», la raffinata Palazzina Liberty sarà il palcoscenico per reading poetici intervallati da momenti musicali. Con il contributo del comune, i curatori Majorino e Kemeny hanno portato a Milano autori importanti e desiderosi di incontrarsi: questa sera e poi ancora domani e domenica (alle 18 e alle 21) ci saranno veri e propri «concerti di poesia». Festa grande domenica pomeriggio con bancarelle, giochi per i bambini (alle 16) e un microfono aperto per chiunque voglia leggere un suo verso.

Omaggio doveroso, a inizio della kermesse, allo scrittore milanese Carlo Emilio Gadda a 33 anni esatti dalla morte: l'attore Paolo Bessegato leggerà brani tratti da «L'incendio di via Keplero». È un racconto, si dirà. «Ma la ricerca linguistica di Gadda, quel suo amore per la parola, è lo stesso di noi poeti», risponde Majorino. Impossibile contraddirlo.

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