Stefano Zurlo
da Milano
Trascorse più di due mesi a Poggioreale e poi nel perimetro di casa, ma al processo fu addirittura il pm a chiedere e ottenere la sua assoluzione. Pareva che il caso del professor Leonardo Vecchiet, storico medico della nazionale campione del mondo 1982, fosse il classico errore giudiziario da manuale. Ora, però, la Cassazione, con un verdetto davvero singolare, riporta indietro di dodici anni le lancette e riconsegna lo «scopritore» della carnitina ai fantasmi del passato. La Suprema Corte infatti ha detto no alla più elementare delle richieste: quella di risarcimento per lingiusta detenzione subita. Il motivo? È vero, Vecchiet non era un corrotto, come ha certificato il Tribunale di Roma, ma si comportò in modo sospetto. Anzi, «la sua condotta complessiva nel periodo precedente ladozione del provvedimento restrittivo fu particolarmente imprudente e dunque gravemente colposa».
Insomma, secondo gli ermellini, i giudici presero una cantonata per colpa del medico. Accusato di aver intascato tangenti come membro della Commissione unica del farmaco, per favorire questa o quella casa farmaceutica, Vecchiet fu per questo arrestato insieme allallora potentissimo Duilio Poggiolini, una delle icone di Tangentopoli. «Quella della Cassazione - ribatte lavvocato Franco Coppi che con il collega Roberto Borgogno aveva inoltrato la domanda - è una tesi davvero singolare, perché lerrore è stato solo e soltanto dei giudici. Del resto questo dicono i fatti: Vecchiet è stato assolto dal tribunale e non cè stato nemmeno appello. La corruzione non cera e non cera alcun reato».
La Cassazione segue unaltra scuola di pensiero: Vecchiet aveva ricevuto fino al 1990 soldi, in piccola parte anche in nero, dalla Sigma Tau. In seguito, aveva ottenuto «borse di studio in favore di persone a lui legate per attività di ricerca scientifica». Dunque, era legittimo il sospetto che potesse essere un corrotto. Non lo era in realtà, ma la Suprema Corte giustifica lo scivolone della magistratura. «La verità - ribatte Coppi - è che accettò denaro, regolarmente fatturato, per finanziare luniversità alle prese con la cronica mancanza di fondi. I soldi della Sigma Tau andavano ai borsisti che altrimenti avrebbero dovuto lasciare la ricerca. Daltra parte questi finanziamenti si interruppero nel 1990: Vecchiet non ricevette nemmeno una lira nel periodo in cui era alla Commissione unica del farmaco». Per la Procura di Napoli, poi sconfessata da quella di Roma, «avrebbe ricevuto indebiti compensi al fine di accelerare presso la Commissione unica del farmaco la trattazione e la positiva valutazione delle pratiche relative ad alcuni prodotti farmaceutici».
Vecchiet fu arrestato il 7 aprile 94, finì a Poggioreale, poi ai domiciliari. Venne scarcerato solo il 27 giugno. Era quella la stagione più fragorosa di Mani Pulite. Le inchieste travolgevano i potenti da un capo allaltro della penisola e nulla sembrava poter fermare la spinta dei pm.
La pratica passò per competenza a Roma dove la Procura cambiò immediatamente impostazione, riconoscendo di fatto che Vecchiet non aveva alcuna colpa. Il Tribunale di Roma archiviò nel giugno 2003, 9 anni dopo lincipit in manette. «Vecchiet avrebbe voluto rinunciare a ulteriori azioni - aggiunge Coppi -, ma io gli spiegai che era in gioco una questione di principio. E gli dissi che avrebbe potuto destinare un eventuale indennizzo ai borsisti meritevoli». È andata in un altro modo. Prima la Corte dappello di Roma e ora anche la Cassazione hanno respinto la domanda.
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