(...) usurai che in punto di morte offrirono il bottino di una vita di strozzinaggi e ancora arcivescovi e prelati. Ma soprattutto gente comune, pronta a finanziare il simbolo della città, rimboccandosi le maniche e destinando tutti i propri risparmi. Storia di una Milano che non cè più perché «ora il Duomo viene ritenuto una presenza scontata - spiega Caloia -. Ormai ci troviamo costretti in uno splendido isolamento che noi vogliamo ribaltare rendendo trasparenti i nostri conti e lanciando un richiamo forte alla città». Il messaggio punta dritto a Palazzo Marino che dal 2002 ha interrotto i finanziamenti (un tempo pari al 15% del totale) e a tutte le altre istituzioni «perché è necessaria una convergenza forte, ora più che mai per prepararci allarrivo dei visitatori durante lExpo 2015».
Servono soldi per il Duomo. E i conti il direttore della Fabbrica Benigno Mörlin Visconti Castiglione, li snocciola senza esitazione: «Almeno sei milioni di euro per il restauro della guglia maggiore, altri 11 per riaprire il museo e una cifra ancora da definire per partire con la riqualificazione dellarea archeologica». Per ora il bilancio è attivo, ma lequilibrio della Fabbrica potrebbe presto divenire precario. Lo scorso anno le donazioni dei cittadini hanno incrementato solo dello 0,2 per cento le entrate, e a fine 2008 andrà ridiscusso il finanziamento del governo introdotto per legge nel 1998. Attualmente da Roma arrivano cinque milioni lanno, cifra che va a coprire circa il 36 per cento delle risorse totali, fondamentale per mandare avanti i lavori di restauro. «Siamo fiduciosi - afferma il direttore - non ci sono motivi perché venga meno questo finanziamento».
Una boccata daria, che permetterà di tirare un sospiro di sollievo, ma non di abbassare la soglia dallarme. «Il primo impegno spetta agli enti locali, ma chi più riceve dalla città di Milano, più deve restituire», sottolinea Caloia chiamando in causa privati come Eni, Confcommercio, Cariplo e Fininvest. Gli introiti dei biglietti per salire sul Duomo? «Non bastano di certo e far pagare anche ai fedeli che vogliono entrare nella cattedrale non ci sembra unidea nobile».
La guglia maggiore progettata da Francesco Croce è in cima alla lista delle emergenze: «Lultimo intervento, parziale, risale alla fine degli anni Sessanta. Non si può più aspettare».
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