La via del mercato è lunga e difficile. Ieri Luca di Montezemolo, presentando Ntv e il suo treno Italo, ha detto orgogliosamente: «Siamo la prima compagnia ferroviaria privata dellAlta velocità in Europa». Comprensibile lorgoglio: ma, a contrario, significa che tutti gli altri Paesi stanno difendendo il monopolio delle compagnie statali, meno lItalia che, come già fece in altri settori quali energia e trasporto aereo, è sempre la prima in aperture che poi non ha saputo gestire. LAlitalia ne è un esempio: non seppe, allinizio degli anni Novanta, far fronte al vento nuovo della liberalizzazione, non diventò competitiva e, avvitandosi in un declino incontrollabile, alla fine è fallita. Oggi la prima compagnia in Italia per numero di passeggeri è lirlandese Ryanair.
Mentre oltralpe la quota di maggioranza di Air France è ancora in mano allo Stato.
Il 20% del capitale dellitaliana Ntv appartiene alle ferrovie statali francesi, Sncf, contro le quali lad delle Fs, Mauro Moretti, combatte da anni invocando il diritto di reciprocità nei collegamenti. Quasi per dare simmetria allinvestimento di Sncf in Ntv, le Fs hanno creato una società mista con la francese Veolia; ma laltro ieri, al suo arrivo a Parigi, il primo convoglio italo francese è stato contestato da 500 ferrovieri. Un fatto è certo: perché l'Europa diventi davvero un unico mercato (in senso ferroviario, ma non solo, come insegnano le cronache), dovrà passare ancora tanto tempo.
Montezemolo è un imprenditore e insegue il business. Moretti è un manager e risponde al suo azionista, che è il Tesoro, cioè tutti noi. Non si può chiedere a Moretti di essere «liberalizzatore», perché questo è un compito politico che spetta al governo, il quale in questo caso è schizofrenico: da un lato apre il mercato ai privati, unico in Europa, dallaltro avalla che il proprio manager contrasti il privato.
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