Ambrogio, nato a Treviri, educato a Roma e ad un certo punto della sua vita nominato governatore in Liguria, giunse a Milano nellanno 369 dopo Cristo. Al suo arrivo trova un ambiente di aperte vedute, con sane e colorite invettive a proposito del potere costituito. Capìta l'antifona, comincia a farsi conoscere e rispettare per quell'uomo di principi vigorosi che è. Avviene un giorno che da Roma, dove Ambrogio è noto per il suo carattere deciso, si pensi a lui per chiedere consiglio sulla nomina del Vescovo della città. In un radioso mattino di primavera è il messo del Papa a chiedere direttamente al popolo chi vogliano come Vescovo. La cosa più logica è che nominino uno di loro e, a furor di popolo, viene fatto il nome di Ambrogio, il quale però non è neppure battezzato.
Ambrogio si fa pregare e non poco ma Roma accetta questa singolarità: nel giro di pochi giorni è battezzato, nominato Diacono e su su fino a Vescovo, battendo ogni record in fatto di carriera. Nel 374 Ambrogio è Vescovo di Milano e inizia la sua opera pastorale insegnando ai milanesi che se loro sono dei dritti, il Vescovo è più dritto di loro. Una ventata di innovazioni e il rifiuto di pagare certe tasse a Roma quando prima a Milano si debbono rifare le mura e scavare le fogne fa sì che Ambrogio venga chiamato dal Papa. Il Vescovo parte non molto soddisfatto perché a Milano si festeggia il carnevale e in questo caso è meglio che il Vescovo sia in città.
Giunto a Roma e lasciato a fare anticamera, Ambrogio per la grande galoppata a cavallo comincia a sudare, si toglie il mantello e non vedendo degli attaccapanni nei dintorni, pensa bene di appoggiarlo a un raggio di sole che entra dalla finestra. «Lo quale raggio, intimidito dalla baldanza di questo robusto milanese, oriundo di Treviri, non fa una piega e regge il mantello». raccontano le cronache... Ed ecco il segretario di sua Santità che viene a chiamare il milanese e nota con stupore quanto sta accadendo. Così, battendo velocemente in ritirata, corre dal Papa e gli comunica che «quel matto di Milano fa cose strane in anticamera». Siccome la curiosità è di tutti, anche il Papa si reca a vedere e trova l'Ambrogio che lo saluta deferente ma ha fretta perché deve tornare a Milano dove hanno già suonato il «primo della messa». «Come fai a sapere che hanno suonato il primo» gli chiede dolcemente il Papa. «Sento le campane» gli fa Ambrogio. Ma sua Santità non sente e allora lo invita a mettere la mano sul suo braccio cosicché «le campane le sentirà anche lei». Detto fatto il Papa allunga la mano e sente scampanare con l'inconfondibile suono milanese...
Ambrogio gli chiede che il carnevale venga allungato di 4 giorni visto che due li ha utilizzati venendo a Roma. Riparte e dopo un paio di ore di viaggio a cavallo, con lo speciale aiuto della Provvidenza, è già a Milano, entra in Santa Tecla, dice la messa e comunica alla sua gente dei quattro giorni di carnevale ricevuti. E il popolo segue questo straordinario Arcivescovo celebrato persino nelle osterie dai cantastorie e in tutto l'impero dai menestrelli.
Ma anche i santi possono avere i loro momenti di debolezza. Lo sa benissimo Satana che si mette d'impegno con Ambrogio: entra nel suo studio dove il Vescovo di Milano sta in meditazione.
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