da Mitrovica
«A morte gli albanesi», gridano regolarmente gli hooligan di Belgrado durante le partite di calcio. Gli stessi che negli ultimi due giorni hanno attaccato ambasciate occidentali e McDonalds. Spesso bruciano lodiata bandiera croata e intonano canti o slogan per difendere la terra santa del Kosovo. I più scatenati sono i Delije, della Stella Rossa, che significa coraggiosi assieme ai Grobari, ovvero i becchini del Partizan. Sugli spalti sono acerrimi rivali, ma durante le manifestazioni di piazza si alleano per sfasciare tutto come è accaduto a Belgrado e in altre città della Serbia. Le proteste contro lindipendenza del Kosovo hanno provocato 60 feriti fra agenti e manifestanti. Gli hooligan hanno attaccato lambasciata Usa e ieri gli studenti ci stavano riprovando con quella turca. Lobiettivo grosso era la moschea di Belgrado, ma la polizia li ha fermati.
La Stella Rossa è il club calcistico che ha avuto il più alto numero di dirigenti arrestati per collusione con la mafia balcanica. La tifoseria più estrema è sempre stata legata alle tragiche vicende dellex Jugoslavia. Ai tempi di Tito la Stella Rossa era la squadra di riferimento dei poliziotti ed il Partizan dellesercito.
l capo dei tifosi più famoso è stato Zeliko Raznatovic, il famigerato Arkan, limmortale, eliminato da una sventagliata di mitra nel 2000 in un grande albergo di Belgrado. La scintilla scoppia con la partita fra la Dinamo di Zagabria, di Zvonimir Boban e la Stella Rossa di Belgrado, nel 1990, che sfocia in una zuffa colossale. Arkan annusa laria e arruola i tifosi più violenti nel suo corpo paramilitare: le Tigri, che in Croazia e Bosnia si macchieranno di massacri. Nel 1996 acquista grazie ad un avvocato italiano, Giovanni Di Stefano, la squadra di calcio Obilic, che stravince in casa, ma viene messa al bando dai campionati europei.
Dopo la morte di Arkan la tifoseria violenta non si ferma e continua a scendere in piazza, di tanto in tanto, a favore degli ultranazionalisti o inneggiando ai criminali di guerra serbi come il generale Ratko Mladic.
Ha collaborato Stefano Giantin
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