E Fausto diventò il nuovo eroe del centrodestra

Sta ben attento a muoversi nell’ambito delle sue prerogative, Fausto Bertinotti. Ma non perde occasione per incalzare e punzecchiare il governo, richiamandolo al più «rigoroso» rispetto del ramo del Parlamento da lui presieduto.
E così ieri, dopo aver imposto all’esecutivo di suddividere in tre il maxiemendamento che raccoglierà la legge finanziaria, su cui sabato si voterà la fiducia, ha cancellato con un tratto di penna tutte le modifiche che Palazzo Chigi aveva tentato di introdurre all’ultimo secondo. Otto commi «inammissibili», con un freddo commento: la decisione «mira a supplire al deficit di confronto determinato dalla fiducia». L’opposizione applaude Bertinotti, e il complimento più sentimentale arriva dal forzista Crosetto: «Lei, presidente, è un raggio di sole nel buio di questa Finanziaria».
Il dissidente di Rifondazione Cannavò sorride malizioso: «È una nuova puntata del grande idillio tra Bertinotti e Berlusconi». Un’esagerazione? Di certo il presidente della Camera, che non ha esitato un attimo a chiedere alla Procura di Napoli il rispetto delle prerogative parlamentari del Cavaliere intercettato, non cela la sua convinzione: il leader del centrodestra è «l’interlocutore indispensabile» per le riforme. Ed è pure «un vero animale politico». È con lui e con Veltroni che si deve perseguire un accordo. Nella maggioranza ormai il Prc sta strettissimo, e i rapporti con Prodi sono ai minimi storici. Il premier scatena i cespugli (inclusi Pdci e Verdi) contro «l’inciucio», mettendo seriamente a rischio non solo la legge elettorale ma anche la costituzione della Cosa Rossa.

E soprattutto sta cercando di aggirare la «verifica» sul governo reclamata da Rifondazione, che potrebbe trasformarsi in una trappola per Prodi. A questo serve quel vertice dell’Unione sulla legge elettorale convocato a gennaio da Prodi: un tentativo di «far saltare il tavolo con l’opposizione», e di blindare l’esecutivo «mettendoci all’angolo», secondo il Prc.

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