Fabrizio de Feo
da Roma
Marco Follini spinge sullacceleratore. E completati gli adempimenti burocratici della sua fondazione politico-culturale, compie un ulteriore passo verso il divorzio dallUdc con un appello ad aprire in ogni regione circoli de «LItalia di mezzo», un movimento che secondo lo Statuto ha un presidente, un segretario, un tesoriere e un ufficio di presidenza che «definisce il programma e la linea politica» e «autorizza la partecipazione dei candidati de lItalia di mezzo alle competizioni elettorali a ogni livello territoriale». La «tentazione» di battezzare un nuovo partito centrista è, insomma, dietro langolo. Così come è ormai dichiarata la volontà di reinventare un centrodestra in cui Silvio Berlusconi non sia più una figura centrale.
Non è un mistero che il percorso sognato da Follini passi per una grande ristrutturazione dello scenario politico, con un pensionamento anticipato delle attuali coalizioni. Una settimana fa il parlamentare romano, trovandosi faccia a faccia con Francesco Rutelli in un convegno, scherzava così sulla sua condizione di «ribelle» in servizio permanente effettivo. «Vista la situazione dovrei fare lalfiere della Cdl che non è la parte che mi riesce meglio». Daltra parte laspirazione dellex segretario dellUdc è proprio quella di smontare il bipolarismo attuale con la creazione di una grande aggregazione di centro. Un obiettivo che parte da un ragionamento semplice: esistono una destra populista, un centro moderato, una sinistra riformista e una sinistra antagonista. Tagliamo le ali estreme e ricomponiamo una maggioranza in base ad affinità elettive più forti in profondità di quanto non appaia in superficie.
Il progetto è condotto di concerto con laltro grande contestatore centrista, Bruno Tabacci, nuovo segretario generale della fondazione. Follini ha invece, lincarico di presidente. Lappello ad aprire circoli de «lItalia di mezzo» (che secondo lo Statuto possono autofinanziarsi) i due parlamentari lo lanciano attraverso il nuovo sito Internet del movimento. Un «manifesto» indirizzato a «tutti i cittadini moderati, liberali e popolari che si sentono alternativi al centrosinistra ma che vogliono cambiare questo centrodestra vittima di eccessi leaderistici». A loro Follini scrive che «bisogna rispondere alla crisi di rappresentanza ricostruendo un centro di governo, alternativo alla sinistra, europeo ed europeista che riconosce a Merkel il merito di aver sfidato Schröder e a Chirac di non essersi alleato con Le Pen». Il manifesto auspica che la democrazia italiana progredisca «lungo il filo che unisce il movimento politico del cattolicesimo democratico e lo spirito civile e istituzionale del liberalismo». Pur senza citare il decreto Bersani, il manifesto dice che «è questo il terreno da coltivare per dotare il Paese delle riforme di cui ha bisogno e per restituire al merito delle persone di tutti i ceti loccasione di emergere». Quindi bene la «competizione» a patto che sia «più aperta e leale, meno segnata da privilegi e dalle chiusure corporative di interessi particolaristici che hanno largamente dominato».
Infine un riferimento alle prospettive del centrodestra: «Non ci appartiene - scrivono Follini e Tabacci - lidea monarchica che il capo della coalizione sia il capo senza remore di metà del campo. Non ci appartiene il sentimento proprietario di partiti che si intitolano al loro stesso leader.
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