E a Genova lo Ior brucia la Lega: la Chiesa mette un piede in Carige

Tarcisio Bertone e Angelo Bagnasco sono più veloci, abili ed efficaci di Umberto Bossi. Almeno nel campo del potere finanziario. Il primo, ex arcivescovo di Genova e ora segretario di Stato vaticano, e il secondo, attuale arcivescovo di Genova oltre che presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), sono infatti riusciti a mandare in porto un’operazione che il leader della Lega sogna ogni notte da quando ha trionfato alle elezioni regionali e amministrative: contare di più nelle banche. È di pochi giorni fa la notizia che lo Ior, istituto del Vaticano guidato da Ettore Gotti Tedeschi, ha sottoscritto un prestito obbligazionario da 100 milioni di euro emesso dalla Cassa di risparmio di Genova e Imperia (Carige) della durata di 18 mesi. Se alla scadenza il bond non verrà rimborsato, l’intero importo si trasformerà in una quota azionaria. E così lo Ior diventerà socio di Carige, il quarto per importanza dopo la Fondazione Cassa di Risparmio (44%), la francese Caisse d’Epargne de Participations (14,9) e le Generali (2,9). Un partner di peso, dunque. Il deal è stato concluso da Gotti Tedeschi, che è anche a capo del Banco Santander in Italia, ma tutti vedono nel segretario di Stato di Benedetto XVI il vero ispiratore. Salesiano, canavesano di nascita, acceso tifoso juventino (in passato qualche volta è comparso in trasmissioni calcistiche televisive proclamando la sua fede bianconera), Bertone nei quattro anni trascorsi a Genova come arcivescovo (2002-2006) ha stretto legami solidi con la società civile e i poteri locali.
In particolare è nato un rapporto di stima reciproca con Flavio Repetto, proprietario del gruppo dolciario Elah-Dufour-Novi (oltre che dello storico caffè Baratti di Torino) e attuale presidente della Fondazione Cassa di Risparmio. Un rapporto che è durato nel tempo, anche dopo che Bertone, chiamato in Vaticano, ha lasciato la Liguria.
La Carige guidata da Giovanni Berneschi, settimo gruppo bancario italiano per capitalizzazione, è uno dei pochi rimasti estranei alla grande ondata di fusioni del decennio scorso che ha trasformato la mappa del sistema creditizio italiano. Più volte in trattative di nozze con molti, ha preferito rimanere orgogliosamente indipendente, legata al suo territorio. Adesso che era alla ricerca di capitale fresco (e dati i tempi era difficile rivolgersi ai mercati), la buona intesa fra Bertone e Repetto è tornata attuale. E ha portato al successo l’opzione Ior, ben accolta anche dal cardinale Bagnasco, in questo caso in sintonia con Bertone (circostanza che non si verifica sempre e su tutti i temi).


Così un potere locale, vale a dire l’Arcidiocesi di Genova, oltre alla Fondazione, avrà voce in capitolo nelle strategie e nelle scelte cruciali della banca del suo territorio. Un po’ quello che vorrebbe la Lega, aumentando il suo peso nelle Fondazioni che controllano Unicredit e IntesaSanpaolo.

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