E intanto i politici fanno a gara a chi la spara più grossa

RomaSabato scorso a Milano, nei pressi di viale Padova, è scoppiata una violenta rissa tra nordafricani e sudamericani: nella zuffa c’è scappato il morto e la comunità magrebina ha quindi scatenato una vera e propria guerriglia urbana.
A seguire il solito effetto collaterale: da sabato scorso, un po’ ovunque ma soprattutto nei pressi del Palazzo di Roma, è scoppiata una violenta rissa tra centrodestra e centrosinistra: nella zuffa c’è scappato il buon senso e la comunità politica ha quindi scatenato una vera e propria guerriglia di proclami. Gli immigrati si sono affrontati con i coltelli e alla fine è rimasto ucciso un egiziano; i nostri rappresentanti se le sono date a suon di dichiarazioni all’Ansa e alla fine è defunto il senso della misura.
«Occorrono controlli ed espulsioni casa per casa, piano per piano», tuona il leghista Salvini mentre il vicesindaco di Milano De Corato parla di «far west tra bande e il conto lo pagano i milanesi». Affronto. Il Pd cittadino ulula: «De Corato si tolga la stella da sceriffo e se ne vada». E perché mai? «È vergognoso che il centrodestra non perda un minuto per pensare alla morte del giovane africano e poi sono loro che goverano Milano». Ah sì? «Quello che è accaduto è una risposta a tutti quelli che ritengono che l’integrazione possa avvenire per legge o per decreto e stiamo pagando una ideologia sbagliata del passato», ribatte Calderoli. Quindi colpa della sinistra. No, perché, scende in campo il big piddino, Bersani: «Ma di cosa stiamo parlando? Governano loro città, Regione e Paese: è la loro di politica che ha fatto flop». Uno a zero. Anzi no, pari, perché segna il sindaco Letizia Moratti: «Scontiamo la politica del centrosinistra che ha aperto a una immigrazione senza regole». Palla al centro e nuova sberla di Penati: «Ma se la Moratti in quattro anni non ha mai camminato in viale Padova...». Vabbé ma che c’entra? Formigoni insiste: «È la sinistra la massima responsabile e quindi eviti speculazioni» mentre la Lega la butta là: «Fermiamo per un anno le vendite di case e di attività commerciali a tutti gli extracomunitari». Apriti cielo: «Segnali pericolosissimi di una cultura dell’intolleranza e della xenofobia», scalcia l’Italia dei valori. Botte da orbi, insomma. E Casini, che per definizione sta al centro e non sa bene in che «forno» mettersi, democristianamente ragiona: «Beh... bisognerebbe coniugare l’accoglienza con il pugno duro». Nella scazzottata s’infila pure il radicale Cappato con i soliti pallini radicali: «La sicurezza si realizza con la prevenzione, con i mediatori sociali (?), con la legalizzazione delle droghe e della prostituzione (?)». Come sempre accade, poi, c’è chi critica gli slogan a suon di... slogan: «Basta con gli slogan - tuona infatti la Bindi -. La verità è che bisogna voltare pagina». Ma la collega di partito Finocchiaro ha ancora il dente avvelenato: «La destra ha fallito: cavalca le paure e parla di tolleranza zero». Sarà così? La Russa è sibillino: «Serve massimo rigore ma senza esagerazioni». Nella mischia pure Quagliariello: «L’immigrazione è un problema epocale che non si risolve né con l’ideologia né con il buonismo». Sì ma quindi? La Boniver cerca di spiegare: «Tolleranza zero ma no ad ipotesi emergenziali».
Siccome quando c’è da menar le mani ad Agnoletto si illuminano gli occhi, sul ring sale pure lui. Il quale, sebbene no global, marxista, materialista ed ateo arriva a scomodare persino il cardinale: «Perché non vengono ascoltate le parole del cardinale Tettamanzi, che da mesi chiede agli amministratori di ritrovare il senso e il valore dell’accoglienza e creare politiche per l’integrazione degli immigrati?». Praticamente un colpo basso. Alla fine si decide per l’immancabile fiaccolata per «esprimere solidarietà agli abitanti di viale Padova e sensibilizzare le istituzioni». Calci e pugni anche su questo: «Manifestano contro se stessi... e chi sa governare non organizza fiaccolate», si irrita il Pd. E mentre il tafferuglio politico prosegue, almeno a Milano stanno arrivando 170 agenti in più.

Tutti contenti, quindi? Macché: la lotta, per definizione, continua. Sentire Penati: «C’è voluto un morto perché arrivasse meno della metà degli agenti che mancano a Milano». Sì, insomma: l’intervento è inefficace e tardivo.

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