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«E io vi farò vestire tutti da uzbeki»

Voi italiani siete speciali, ho produttori anche qui

«E io vi farò vestire tutti da uzbeki»

MilanoNel giorno in cui Gucci ha mandato in passerella una straordinaria versione dei disegni Ikat tipici della cultura uzbeka, noi incontriamo la massima espressione creativa di questo paese: Gulnara Karimova, figlia del presidente dell’Uzbekistan. Bella donna, fisico da top model, mette a punto lo show che questa sera, in una sala dell’hotel Principe di Savoia a Milano, davanti al sindaco Letizia Moratti, presenta le sue collezioni di abiti e di gioielli e quelle di altri quattro giovani stilisti da lei selezionati. Gulnara (in persiano significa fiore di melograno), 35 anni, un curriculum da paura - laurea in scienze politiche all’università di Tashkent, master alla Harvard University, laurea in design del gioiello al Fit, il Fashion Institute di New York, presidentessa di numerose fondazioni caritatevoli ma anche del Forum della Cultura e dell’arte uzbeka, donna d’affari, vice ministro degli Esteri per i rapporti culturali, e chi più ne ha ne metta - accetta di incontrarci a patto che non si parli di politica ma di moda e di cultura del suo paese dove lei da cinque anni organizza la «Style.Uz Art Week». E a Milano riserva la sorpresa di un duetto con Julio Iglesias perché la signora ha già registrato col nome d’arte Googoosha, il celebre brano «Besame mucho».
Artista, poetessa, cantante ma lei ama la moda, spesso considerata un’arte minore...
«Non mi considero poetessa o cantante perché c’è chi l’ha fatto meglio di me. Così come penso che oggi la moda non possa essere considerata arte minore. Io pratico tutte queste arti per esprimere la mia creatività e grazie alla conoscenza di personaggi internazionali ho l’opportunità di accedere al gotha della moda e portare avanti con successo la cultura uzbeka».
Quali sono le sue fonti d’ispirazione?
«Intanto la cultura del mio paese che ha già ispirato grandi stilisti, a partire dal mio amico John Galliano fino a Missoni, a Vuitton e, appunto, a Gucci. Insomma l’Uzbekistan è molto trendy. Non a caso i nostri giovani stilisti utilizzano antichi tessuti in modo moderno. Del resto siamo al centro della via della seta».
Quali stilisti preferisce?
«Gli italiani sono molto creativi e molto diversi da tutti gli altri in moltissimi settori. Non a caso l’Italian style è apprezzato in tutto il mondo. Personalmente amo mischiare i classici di Dior, la creatività esuberante di Galliano e il pepe di Cavalli».
Com’è la nuova collezione di gioielli che presenta domani sera?
«Con il mio marchio Guli disegno e produco da quattro anni gioielli venduti a Parigi e a Mosca, realizzati da mani esperte in laboratori artigianali uzbeki. Ma ho anche produttori in India, Tailandia e in Italia».
Lei ha realizzato anche una linea di gioielli prodotta da Chopard?
«Si tratta di cuori formati da tantissimi intrecci in oro di vari colori e diamanti. Uno di questi verrà messo all’asta a fine sfilata per devolverne il ricavato a favore dell’Abruzzo. Ma una parte dei proventi che arriveranno dalle vendite di questa linea Guli by Chopard distribuita in 150 negozi nel mondo, sarà devoluta alla Yangi Avlod (Nuova generazione), che si occupa di bambini sotto il patrocinio dell’Unicef».
Sempre in giro per il mondo, quando trova il tempo di disegnare?
«Mi bastano due ore da dedicare a me stessa e tanti tovaglioli. Spesso disegno mentre sgranocchio qualcosa e lo faccio sulla prima cosa di carta che mi viene a tiro».
Ha anche due figli di cui si deve occupare.
«I miei ragazzi, Islam di 16 anni (parla l’inglese, il francese e studia l’italiano e il cinese) e Iman di 11 (ricorda la famosa top model anche perché è molto alta) studiano a Ginevra e spesso, durante i week end, mi faccio raggiungere dove sono specie se si tratta di una città da conoscere.

Ieri per esempio, con una guida, hanno visitato Milano».

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